lunedì 11 febbraio 2013

Non si può dire che la Chiesa Cattolica non sappia fare degli ottimi vol au vent.




Benedetto XVI si è dimesso.

Ha deciso, con un annuncio più o meno improvviso, di rinunciare.
Discutendone seriamente, davvero vuole farci credere che si dimette perché è vecchio e stanco? Certo, Giovanni Paolo II faceva tristezza negli ultimi anni del suo pontificato, ma non mi sembra che Ratzinger fosse in quelle condizioni. Allora potremmo trovare, sulla stessa linea, delle motivazioni legate a stress e pressioni varie. L'opinione pubblica lo massacra spesso e volentieri, ed è stato sommerso dagli scandali delle banche, e Vatileaks, e il complotto per ucciderlo, che forse era vero, forse no, chi lo sa. 
Ma allora, accettando queste ipotesi, ci troviamo di fronte a due possibilità. 
La prima ci obbliga a vedere l'ex Papa come un uomo che non ha saputo reggere alle pressioni, non ha avuto la forza di affrontare le difficoltà, un debole che ricorda quel fragile mentecatto del cardinale Melville interpretato da Michel Piccoli nel film Habemus Papam di Moretti. 


Un papa che non ha la forza per affrontare le difficoltà, che non trova, nella fede e nella speranza religiosa, le risorse per tirare avanti, è un pessimo papa. Pessimo. 

E quasi nessuno lo ha mai definito tale, soprattutto nessuno ha mai osato pensare che la sua fede non fosse incrollabile, perché, onestamente, che ne resta della Chiesa Cattolica se neanche il Papa ci crede più?

Allora vediamo la seconda possibilità. Il complotto era vero, nelle lettere c'era qualcosa di molto molto scomodo che sta per essere scoperto, ci sono in gioco l'intero futuro della Chiesa e la sua vita. 
Qualcuno lo ha costretto a dimettersi, per il bene maggiore, o perché, in questo modo, non sarebbe stato ucciso.


Bello, già vedo Dan Brown farsi un segone a quattro mani.


Però, seriamente, Ratzinger un Papa scomodo? Non mi sembra francamente un progressista, un rinnovatore, un rischio per lo status quo al punto da pianificare un omicidio. Quello di prima, forse, era scomodo. Ma lui no. Allora cosa, ha pestato un merdone colossale di cui ancora nessuno si è accorto? Anche questo, improbabile.

Cosa resta? Resta quello che ha detto lui, che va bene lo spirito ma anche il fisico conta. Si sa, stare in piedi un'oretta mentre si proclamano frasi in latino dal davanzale è molto faticoso. No, sul serio, è faticoso, fare il Papa. Però così il mio pensiero torna a Moretti, e al pessimo Papa di cui sopra.

E visto che non mi piace pensare ad un uomo di fede che non sa aggrappassi ad essa per proseguire con la sua opera, allora voglio credere all'ultima ipotesi.


Ieri notte, mentre si infilava sotto le pesanti coperte di velluto rosso, Ratzinger era turbato, preoccupato. Pensava al Vescovo Georg, che da più di due mesi non era più il suo segretario particolare.
Era difficile, passare le giornate senza di lui, senza i suoi occhi azzurri e quel sorriso rassicurante. 
Spesso, quando qualcosa gli pesava sul cuore, andava da lui, e si lasciavano andare in lunghe chiacchierate, parlando di Teologia, sociologia, filosofia. Era facile, passare le giornate con lui. Lo aiutava a ragionare, a capire. A trovare la forza.



Si era confidato con Georg poche ore prima, al telefono, prima di ritirarsi nelle sue stanze. L'argomento di discussione era sempre lo stesso. Era cominciato tutto quando uno dei consiglieri, porgendogli un iPad, gli disse che c'era un modo ancora più immediato, per parlare a milioni di persone, tutti i giorni, a tutte le ore.

Gli era piaciuta, l'idea. Aveva sempre sofferto, e molto, la sua mancanza di carisma, la sua incapacità di comunicazione, il suo fascino non pervenuto. Quando poi venne eletto Papa, i confronti con il polacco erano impietosi.
Magari Twitter lo avrebbe reso più simpatico. Più giovane. Moderno.


E invece.

Una valanga di merda.
Letame.
Ingiurie.
Bestemmie.
E soprattutto, sfottò.
Tanti sfottò.
#faiunadomandalpapa.


Perché, Georg, mi fanno questo?
Perché questa ironia?
Da quando la fede è diventata barzelletta?
Nessuno rispetta più la Chiesa? Il Papa? Dio?


Perché lui li capiva, gli atei. Li capiva, gli agnostici. È un uomo intelligente. Ciò che non capiva era perché alcuni, ma cosa alcuni, tanti, tantissimi, si prendevano la briga di ridicolizzare lui e tutto ciò in cui credeva.
Questo è ciò che lo rattristava più di tutto. 
Non l'avere perso i fedeli, non la mancanza di moralità, non gli aborti, le procreazioni assistite, gli omosessuali e l'odio razziale.
Ciò che lo sconvolgeva era la totale manca di rispetto. Rispetto per le idee, rispetto per gli altri. La tolleranza. E non si trattava di odio religioso, non era questo. Gli attacchi venivano da chiunque.

Ho perso la fede, gli aveva detto.
Ho perso la fede, Georg!
Santità, non dica così, aveva risposto lui.
Dio è grande, aveva aggiunto.
Si manifesterà a voi e vi aiuterà a rinnovare la fede.
Non è quello, sciocco. Non è quello, rispose il Papa.

La mia fede nel nostro Signore non svanirà mai.
Io, Georg, ho perso la fede nell'umanità.
Io accetto le sfide, il confronto, le discussioni.
Ma se il confronto sparisce, Georg, cosa ci resta?
Se non possiamo più suscitare negli uomini una riflessione, un pensiero, ma solo una squallida e sciatta ironia, cosa possiamo fare?
Cosa ne è della mia opera?
A cosa serve una guida, se nessuno vuole essere guidato?





"Colui che fece per viltade il gran rifiuto" - Dante Alighieri ne La Divina Commedia, Inferno, III Canto 

Nessun commento:

Posta un commento