mercoledì 30 novembre 2005

Assimilazione

Cosa potrebbe succedere ad un giovane omuncolo appassionato di cinema e videogiochi, con velleità recitative e un nutrito numero di racconti "cinematografici" alll'attivo, nel momento in cui si venisse a trovare tra le mani pacioccose e smangicchiate una copia di un VIDEOGIOCO basato sul mondo del CINEMA, con il quale è possibile creare i PROPRI FILM?

Semplice. Il giovane omuncolo diventerebbe una sorta di essere ameboide assimilato da un marchingegno dotato di mouse, tastiera e monitor.


Si, ho comprato The Movies. Se Peter Molyneux mi aveva parzialmente deluso con un secondo capitolo di Black & White spassoso ma fin troppo facile e poco "profondo", dopo aver provato questo ammazzo di codici gli ho costruito un altarino che venero con rispettoso rispetto.

Il gioco della mia vita. Un capolavoro assoluto. Una meraviglia indescrivibile che ha contagiato me e gran parte dei miei amici che condividono le mie stesse passioni, un "giochino" che ci ha trascinati in un tunnel senza fine tra registi, star, set e quant'altro.

Il giochino è divertente nella modalità manageriale, anche difficile da gestire. La vera droga è però il laboratorio sceneggiature originali, con laboratorio di postproduzione annesso. Lì possono prendere forma film, cortometraggi con una trama scelta da noi, in una sequenza di scene scelte da noi, con la luce, i costumi, l'ambientazione che desideriamo. Ha dei limiti, certo, ma sono limiti "relativi", perchè con un po' di fantasia è davvero possibile realizzare più o meno qualsiasi cosa.

Molti mi hanno detto "è una cazzata, ci devi fare solo cose per far ridere". Che è una cazzata è certo. E' pur sempre un gioco. Ma nessuno vieta ai giocatori di fare un prodotto serio, coerente, ben realizzato.

L'ho già detto che è il gioco della mia vita? Si, mi sembra di si.


Beh...


Io sono a ferrara ora. tutto come al solito, stasera megacena di facoltà. Nessuno ne ha voglia ma andremo lo stesso...

Non vedo l'ora di tornare a casa per finire di lavorare ad un film che mi ha fatto dannare questo weekend. Io ho trovato la droga definitiva, vediamo quanto rapidamente riuscirò a mandare a rotoli la mia vita. Ok esagero.



Esagero?







Ah, se a qualcuno interessa, questo è il mio primo film...

sabato 12 novembre 2005

Good Night, and Good Luck.


di George Clooney


Con George Clooney, David Strathairn, Patricia Clarkson, Robert Downey Jr.


Siamo negli anni '50. Sui Gloriosi Stati Uniti D'America incombe, spaventosa e terribile, la minaccia del Comunismo. Tutto è lecito per fermarlo. Tutti dovrebbero fermarlo, ma a quanto pare, la vera minaccia non è l'incubo Rosso, ma ciò che lo combatte. Il Senatore Joseph McCarthy, pur di cancellare ogni minima traccia di Comunismo dagli USA, è disposto a violare i Diritti delle persone che indaga, è disposto a violare le leggi, è disposto a tutto. Ma troverà contro di lui un uomo magnetico, pacato, malinconico, serio. Edward Murrow, conduttore della CBS, è pronto ad iniziare una crociata contro il Senatore, che segnerà l'inizio della fine del cosiddetto "Maccartismo".



Io con questo genere di film mi trovo sempre in difficoltà. Questa è storia, non è una cazzatina inventata da uno sceneggiatore ispirato seduto sulla tazza del proprio cesso nella sua gigantesca villa ad Hollywood. E' storia. McCharty è esistito, il maccartismo ha segnato gli anni '50 in America, l'ha logorata. Ed Murrow è stato solo uno dei tanti, che però ha sfruttato bene il proprio spazio, senza essere di parte perchè in effetti di parte non era, agendo d'astuzia contro la Nuova Inquisizione, cercando di batterla con le sue stesse parole.


Il bianco e nero, l'uso smodato delle immagini di repertorio lo fanno quasi sembrare un documentario, ma l'ottima regia di Clooney ci porta in ambienti più intimi, dietro le macchine da presa, dietro le scrivanie, ci porta a festeggiare con gli impiegati della CBS alla notizia dell'indagine sul Senatore.  Gli attori sono ottimi, e i piccoli accorgimenti nella trama, come il "segreto" di Robert Downey Jr. e compagna, elevano "Good Night, and Good Luck" a film d'autore appetibile a tutti. E mi permetto di citare Sua Signoria Alessio Guzzano, che dice: "Nel film che batte ogni record di sigarette accese, di fumoso non vi è neppure un alito."



Clooney è stato bravo non solo nella regia, ma anche nella scelta di fare questo film in un periodo come questo, dimostrando come, nonostante siano passati cinquant'anni, i problemi sono gli stessi e forse non cambieranno mai.


Ed Murrow: Buonanotte, e Buona fortuna.


Good Night, And Good Luck , 2005


lunedì 7 novembre 2005

Photography

La nottata di ieri, passata con Marta a fotografare gente alla Feltrinelli, in occasione di un Concorso per il 50° anniversario della Libreria, mi ha fatto ricordare di avere un sacco di foto "inevase" nella mia macchina, e quindi sono andato a dare un'occhiata. Cazzo, mi sono piaciute proprio tanto.


Per cui, mi godo i miei infimi capolavori, noncurante del fatto che la maggior parte di questi ritraggono opere d'arte probabilmente sotto copyright.



"Can You See Me?"


 


Ecco, questa secondo me è splendida nella sua inutilità. Per le altre, vi rimando al solito photoblog poco aggiornato e poco visitato. Insomma, qui.


 



Ah, per quanto riguarda il Concorso Feltrinelli, il termine era oggi e avendo dormito fino alle 18 non ho potuto cercare un posto aperto dove stamparle... Quindi, ecco l'unica foto decente che il mio occhio ha lacrimato.



 


A volte credo di conoscerti solo agli orli.


Venezia, Biennale, 2005

martedì 1 novembre 2005

Dylan Dog n. 230, L'Inquilino Misterioso


Soggetto e Sceneggiatura: Michele Masiero


Disegni: Giovanni Freghieri


Copertina: Angelo Stano


Spesso a noi tutti è capitato di avere un inquilino piuttosto strano nel nostro palazzo. Rhonda Mitchell non è da meno, e a quanto pare è stata molto sfortunata: L'inquilino misterioso è il Diavolo in persona! O almeno qualcuno molto vicino a Lui. Accade spesso, senza un motivo, che negli appartamenti del condominio si verifichino strani avvenimenti, che necessitano l'intervento di un esperto del settore. E chi meglio di Dylan Dog, che conosce bene i Poveri Diavoli?



 


E Masiero fu, ancora una volta. E' alla corte di Sclavi (vabbè..) da un anno ormai, e ha sfornato 5 storie. Come ho già detto nel commento all'albo precedente, a me non sta molto simpatico, e speravo che questo albo mi aiutasse a cambiare idea, soprattutto dopo "Il Cielo Può Attendere"  che ha mostrato tutti i limiti di questo autore.
La storia, a prima vista, sembra molto banale. L'inizio è dei più tipici, compresa la forzatura del "dammi del tu" messa lì soltanto perchè DEVE esserci. Stessa cosa per Groucho, assente tranne per alcune battute iniziali, dove lo si vede solo perchè DEVE esserci. Più avanti la storia comincia a farsi interessante, molto bella la descrizione dei condomini con la "dimostrazione" che davvero qualcosa di strano in quel palazzo c'è. Fino a quel punto, il giudizio è più che positivo, tranne per le cose descritte prima, e Masiero "recupera" sul piano dei comprimari inserendo una Trelkovski azzeccatissima.
La parte centrale, seppure troppo simile alla vicenda e alle atmosfere di Jack lo Squartatore (con stessa ammissione dell'autore tramite un dialogo) è gestita bene e, aiutata dai disegni di Freghieri, si mantiene su un buon livello. La parte finale è un buon tentativo di concludere il tutto, ma Masiero come al solito mette troppa carne al fuoco e quindi si ritrova costretto a saltare qualche passaggio, che però diventa essenziale per capire meglio la vicenda. Il lettore arriva alla conclusione un po' confuso, ma intrigato dal doppio colpo di scena, anzi, diciamo addirittura triplo, che ricorda molto i finali aperti che hanno fatto la storia di Dylan Dog.




Questo albo è forse il migliore di Masiero, alla pari con "Istinto Omicida". Le solite pecche ci sono sempre, come la mancanza di chiarezza nella parte finale e qualche incongruenza, che a volte, come nelle storie di Sclavi, possono sembrare perfette nella loro imperfezione. Putroppo però Masiero non sa gestire questo "non-detto" dedicandolo a punti della storia che avrebbero invece meritato più spazio di altri.


Questo numero 230 per fortuna recupera dopo la brusca caduta del numero precedente, mantenendosi però su uno standard medio basso che ormai da anni ha trasformato Dylan Dog da "fumetto d'autore popolare" in "fumetto popolare". E scusate se è poco.



lunedì 31 ottobre 2005

Requiem Per Un Numero Parte II

E' una curiosità, più che altro. Veidamo, dopo qualche settimana, com'è la situazione.



Il 1254 continua a fare pubblicità in giro per le città, ma in tv è quasi totalmente scomparso. Sul sito internet sono apparse le tariffe.


Il 1240 continua ad essere discreto, invadendo soltanto le stazioni ferroviarie.


Il 1288 è completamente sparito. Non se ne vede in giro una pubblicità da parecchio, di siti internet neanche l'ombra.


Poi c'è la questione 892 892. Scomparsi. Il sito continua ad andare, e sono apparse le tariffe anche qui.




Alla luce dai fatti, potremmo ritenerci soddisfatti. Le società hanno deciso che il martellamento può terminare, avendo fatto entrare nella testa degli italiani tutti questi numerini magici. Ma ecco che arriva il colpo di coda.



Il 1299.


Arriva in sordina, senza che nessuno ne sapesse niente. Arriva in evidentissimo ritardo rispetto agli altri. Martella anche più degli altri a qualsiasi orario su ogni canale tv. Fa una pubblicità discreta e retrò molto in stile carosello, risultando anche simpatica volendo. Siti informativi, niente. Tariffe ignote.


La mia curiosità è dovuta proprio a questo numero. Più che altro, ho una domanda:


Perchè la società che gestisce il numero, la Enhanced Services, fa capo alla Numero Italia, la stessa dei gemelli baffodentoni? Ma quante cazzo se ne inventano?

sabato 29 ottobre 2005

*STANDBY* (Grand Finale)

E finalmente, il giorno arrivò. Il nuovo cucciolo è già tra le mie manine pacioccose, e mi ha già dato modo di gioire delle bellezze grafiche e architettoniche dello stramaledetto gioco. Bello.



Teoricamente ora la cosa più normale da fare sarebbe chiudersi in casa e dare sfogo a questa ossessione masturbandosi ore ed ore il cervello cercando di far capire alla tua creatura, Bruno, che I Cittadini NON Si Mangiano.


 (Bruno, a destra, poco prima di essere scelto.) *FOTO DI REPERTORIO*



E invece no. No, c'ho di meglio da fa. Il che detto così è assurdo, siccome in effetti questi 600 euri spesi per il pc nuovo sono stati sborsati proprio a causa di Bianco e Nero 2. O almeno, Bianco e Nero 2 ha avuto un peso importante nella faccenda. Però è successa una cosa, tra capo e collo, che mi ha portato a dover organizzare in maniera diversa il mio weekend.




Ero a Ferrara, come non mi succedeva da un po' di tempo. Sorvoliamo sul fatto che abbiamo passato una settimana mitica, con laboratori divertenti come al solito e serate al limite dell'assurdo in una casa qualunque. Si, la nostra è ovvio.


Era martedì. Stavo andando a letto dopo essermi depresso abbondantemente dopo la visione di un film bellissimo: "Il Vangelo Secondo Precario". E non so perchè, ma per l'ennesima volta i miei neuroni andarono a cozzare tra di loro per formare il solito pensiero che ormai da quasi un anno e mezzo mi rodeva tutti gli organi passibili di  erosione. A N N A L I S A.


E chi cazz è, direbbe qualcuno. In effetti non so se questo piccolo sito di discutibile interesse abbia mai ospitato quelle lettere una in fila all'altra prima d'ora. Certo è che a gennaio 2005 per me Annalisa era già un senso di colpa.


Piccolo riassunto delle puntate precedenti.


Liceo Scientifico, primo Anno. La classe del buon zisho ospita 27 persone. Il buon zisho, seppure ricordi alla perfezione l'elenco delle medie,


(ardia astone buccella caggiano capaccio carrafiello carrafiello catalano cataldo cillo cuozzo de martino de martino fasano gatta gonnella latronico meola morrone mustacchio pagliuca polito rizzo rufolo santucci tedesco tortolani)


non sa esattamente chi ne faccia parte, esclusi ovviamente, i compagni delle medie.


Liceo Scientifico, secondo Anno. La classe del buon zisho ospita 25 persone. Due sono state troncate, lui doveva essere il terzo. Seppure ricordi alla perfezione i nomi dei bocciati (Paolo G. e Marilena L.) non è particolarmente sicuro di ricordare bene gli altri partecipanti al gioco della scuola dell'obbligo.


Liceo Scientifico, terzo Anno, quarto anno, quinto anno con postilla. La classe del buon zisho ospita 17 persone. Le conosce tutte benissimo e alcune farebbe anche a meno di conoscerle.


postilla: il quinto anno, a gennaio, a pochi mesi dal diploma A.A. cambia istituto. Psichiatrico.



In tutto ciò, l'Annalisa era presente il primo e secondo Anno. E il rapporto che aveva con zisho si poteva ricondurre a battute di dubbio gusto, offese e qualche masturbazione, mentale e non, riguardo alle piacenti fattezze del soggetto. Successivamente, il rapporto continuava al di fuori della scuola, con incroci improbabili durante il passeggio in piazza. Fino a che arrivò la svolta.


Il buon zisho confermò ciò che aveva detto fin dal primo giorno della sua esistenza. Bologna divenne la sua nuova casa, e con somma sorpresa scoprì che Annalisa era dello stesso avviso. Cominciò così un'amicizia viscerale, che li portò a stare fino alle 5 del mattino a chiaccherare sotto alla finestra della di lei camera. Si, non c'è neanche bisogno di dirlo. Ero cotto a puntino.


Dopo qualche mese i rapporti cominciarono a scricchiolare. Io, rassegnato al ruolo di amico o quel che è, cominciai a trattarla come tale e non come fulcro della mia esistenza, e quindi cominciai a farmi un po' di amici in quel di biologia. Cominciai ad uscire con loro e la cara A. sembrava non apprezzare. Insomma, era gelosa marcia. E dopo qualche scaramuccia, la mandai a cagare e buonanotte al secchio. Poi lei cercò di recuperare, scusarsi, ma io, attore più che mai, ero infognato nel mio ruolo di uomo ferito e incazzato, e la trattai così come si può trattare  un vecchio panno giallo per pulire i vetri sporco. (che tra l'altro sono IDENTICI allo stomaco umano. Provare per credere.)


E quindi la situazione si fermò. Io odiavo lei ma ero rovinato dal senso di colpa, lei odiava me e basta. Per quasi un anno e mezzo io credo di aver pensato a lei almeno una volta al giorno. L'ho anche sognata, qualche volta. Le ho scritto una decina di messaggi mai mandati.


E finalmente giungiamo a martedì (alla faccia del breve riassunto.) Stavo andando a letto, ho pensato a lei, e le ho fatto uno squillo. E lei mi ha mandato un sms. E ci siamo dati appuntamento per venerdì.


Tutto passato, dopo un anno e mezzo. Sapere che non ero l'unico stronzo che quando passava dai luoghi che frequentavamo insieme si sentiva un colpo allo sterno ed era tentato a chiamare, bloccato da una forza sconosciuta, è stato splendido. E anche ieri pomeriggio, quando l'ho vista arrivare, con i soliti occhiali da sole, con un sorriso per dire "e così ci rivediamo, sono felice ma anche incazzata" il cuore si è un attimo fermato, dopo minuti e minuti di tachicardia. Ed è stato bello, parlare di nuovo con lei, ricordare esattamente i suoi movimenti, il suo intercalare, la sua cadenza ancora legata alla nostra provincia, il suo profumo, il suo sguardo. E' stato bello, e le voglio bene. E' stato bello, e sono felice.


Il peso più grande che avessi mai portato sulla coscienza è stato cancellato da uno squillo. Stasera arriva Raffaele che domani deve andare a vedere i Dream Theather. Usciamo tutti e tre insieme, poi cena da lei e alla fine Estragon.


Bentornata, lì.

sabato 22 ottobre 2005

*STANDBY* (reprise)

Qualche giorno fa ho esordito con questa immagine:




Siamo sempre lì. Monopolizza ancora la mia esistenza, tanto da sognarmi la creatura di notte. C'è un piccolo problema però: io il gioco in questione ancora non l'ho provato.


E' installato sul mio pc, ma quando lo faccio partire appare un messaggio simile a questo:


"IL TUO PC FA SCHIFO! STRONZO!"


In sostanza ho scoperto che tipo l'anno scorso sono uscite ste schede nuove, PCI-EXPRESS. E ho scoperto che queste, come qualche sparuta AGP, hanno i PIXEL SHADER. E BW2 li vuole. Allora so andato spavaldo dal mio rivenditore di fiducia e gli dico: "oh, dammi una scheda superfica." Ne guardo un po', sto per prenderla e dico: "ma è pci-express?" e lui "certo." "e funzia con la mia scheda madre?" "certo che no."



Basito, gli chiedo una AGP che supporti la mia scheda madre. Ma ormai il morbo dello shopping e della necessità inutile mi ha colpito. Guardo con disprezzo le pur valide AGP nuove fiammanti, che mi puzzano di vecchio. Così, tra un "uh, si, mah" di fronte a me appare la coscienza buona di b&w2:




Immediatamente, di fianco le appare la coscienza cattiva:



 









 



















































Le scaccio entrambe. La mia decisione l'ho già presa, e il fatto che sia totalmente affine a quella della coscienza cattiva è un fatto totalmente irrilevante. Il tizio mi guarda sconvolto, anche se sono sicuro di non aver parlato con i due organismi digitali.


Lo guardo negli occhi, e con il fuoco dentro, gli dico, in aria di sfida: "Fammi un preventivo, dai".



E così, ecco che mi ritrovo con la bava perenne alla bocca, in attesa di giovedì. Giorno in cui mi arriverà il pc nuovo di pacca. Processore Athlon64 Socket 939 3,2Ghz, scheda madre ASUS di ultima generazione, 1 giga di ram, scheda video x800gto ultraperformante e overclockabile, hard disk da 200giga che riempirò di serie tv scaricate illegalmente e successivamente masterizzate su dvd grazie all'apposito masterizzatore pioneer 1100 nuovo fiammante. Il tutto a 580€, compreso il mio pc, che poverino, il cucciolo, ha cominciato a fare le bizze, e offeso, ogni tanto si riavvia da solo per ripicca. Finirà nel secondo miglior albergo di bologna a fare da router. Mica male, il cucciolo.

mercoledì 19 ottobre 2005

Dio!


Malgrado tutte le preghiere che Ti rivolgiamo


Le nostre guerre le perdiamo sempre.


Domani affronteremo una nuova battaglia


Grande davvero


Abbiamo più che mai bisogno del Tuo aiuto.


Per cui


Lasciami dire una cosa:


Quella di domani sarà una battaglia dura


Non roba da bambini.


Perciò Ti prego


Non mandarci in aiuto Tuo figlio


Vieni Tu.


Preghiera di Koqo, capo della tribù dei Grikuasa, 1876

sabato 15 ottobre 2005

Titolare postamat.

L'altro giorno sono andato in posta. Una piccola filiale, non troppo lontana da casa mia, a Ferrara. Dovevo pagare una multa presa sull'autobus, 40€ mortacci loro. Sono entrato con la mia solita aria da spaccone, e guardavo con superiorità la gente in fila, io. Perchè sono un figo, cioè sono un titolare postamat. Non so se mi spiego, io c'ho il bancoposta e finanzio le poste con un contocorrente che ormai non uso quasi più, e ho il sacrosanto diritto di prendere il bigliettino per i Titolari Postamat. Ero lì insomma, che guardavo con soddisfazione il mio bigliettino H31, e con un sorriso antipatico attendevo il mio turno, che sarebbe arrivato a breve. E guardavo sadicamente le vecchine in fila per prendere la pensione con lo sfigatissimo bigliettino L259, e pensavo che arrivate allo sportello avrebbero chiesto anche la pensione vedovile, nonostante il loro compagno era più vivo che mai in quel momento.


Ero lì, ed aspettavo. E già mi gustavo le facce stizzite degli altri in coda, e i loro commenti della serie "ma che vergogna! sono qui da 1 ora e lui è entrato da dieci minuti!" insomma me la tiravo tantissimo. Però il mio turno non è arrivato. Quelle stronze delle sportellaie hanno continuato a chiamare i bigliettini L del cazzo, mentre c'era un contribuente E CHE CONTRIBUENTE! che aspettava il tappeto rosso per pagare la sua multa. Sono stato lì quasi un ora, col mio bigliettino H31 in mano, mentre le vecchine arrivavano, claudicanti, allo sportello. Allora ho sbottato e ho detto "OH! Io CI HO LA PRIORITA!" e la sportellaia: "ma che c'ha il bancoposta?" "EH SI, CRIBBIO!" "ah, ma non funziona lo sportello abilitato oggi, prenda un L e si metta in fila."



Le vecchine mi guardavano sadicamente e mi additavano, ridendo sotto i copiosi baffi. Mesto ho preso il mio bigliettino L, e sono uscito col tramonto.


Dopo essere uscito ho guardato una vecchina, che arrivava lì sperando di ritirare la pensione prima della fine del mese. Dentro gli H funzionavano di nuovo, miracolosamente. Stavo andando via quando è arrivato un ragazzotto spavaldo, già in tiro per l'aperitivo. Allora ho preso il mio H31 e l'ho dato alla vecchina.


Titolari postamat del cazzo.

giovedì 13 ottobre 2005

The Decemberists - Sixteen Military Wives

Me ne sono già innamorato. Quel la-di-da che ricorda tanto Diane Keaton in "Annie" mi è entrato in testa da subito. E poi, hanno fatto un video geniale.

**STANDBY**


manca poco. e avrò una nuova droga. è assurdo, in questi giorni di nullafacenza bolognese non sto pensando ad altro. E' così, non ho niente di meglio a cui pensare.


In realtà ci sarebbe qualcosa, ad esempio



  • attendere inutilmente la chiamata del Sig. Comaschi e Soci.

  • Magari, e dico magari, comprare i libri del nuovo anno accademico

  • Forse, ma forse, dare più spazio alla mia vita sociale, che ha subito un grosso arresto negli ultimi giorni passati a bologna.

  • FORSE, ma proprio forse ma anche no, mettere in ordine il bazar della mia stanza.

  • MAGARI sistemare quelle due o tre cose legali tipo conto bancoposta in rosso eccetera.

  • Leggere il nuovo libro di palahniuk.

  • Grattarmi

  • studiare.


Però si sa, la mia scala delle priorità è sballata. Per cui, al momento, black & white 2 regna sovrano nei miei pensieri. E me ne vanto.




edito: giuro, non mi ero accorto di aver messo "grattarmi" prima di "studiare". Che essere ridicolo.


martedì 11 ottobre 2005

Dramma di qua, dramma di là...



A me la situazione sembra chiara: pippano. Punto. Non c'è da montarci su un caso.

Kate Moss si è fatta sgamare e l'hanno mandata al macello. Fosse capitato ad una ragazza normale l'avrebbero chiusa in gabbia e bona. Invece lei è famosa, finisce sul giornale e le ritirano i contratti. Solo perchè si è rovinata l'immagine. Fondamentalmente, sono cazzi suoi, tutte le polemiche, i dibattiti etc sono solo aria fritta.

Lapo non s'è regolato. E' finito in overdose. Spero per lui che si riprenda, ma non voglio essere preso per il culo, a sentire "poverino". Lo stress? Ma perchè secondo voi ha cominciato a sniffare per lo stress? MA STIAMO SCHERZANDO?


Per quanto riguarda Calissano la cosa è più grave. C'era un cadavere in casa. Pure lui non s'è regolato, ma è andato fin troppo oltre. E non raccontate cazzate sul mondo dello spettacolo. Non pippava perchè non aveva lavoro. Pippava perchè va di moda, perchè fa sentire bene e un'altra serie di motivi paragonabili a quelli che troverebbe una comitiva di ragazzi qualunque che la sera si fanno le canne in Piazza S.Francesco. Nessun dramma, non ha qualità come attore, voleva troppi soldi o chissà che altro. Silurato, bon. Succede, capita, ma non parlate di dramma. So tutte cazzate.


Kate, e Lapo sono due cocainomani. L'unica cosa che meritano è un'accusa per detenzione di stupefacenti (anzi, neanche quella). Se Lapo si riprenderà. Nessun caso, niente.

Calissano merita di essere indagato, perchè c'era un morto in casa. Punto. Nessun dramma, niente.




C'è bisogno di dire altro?



- Cosa ne penso? Penso che c'è un ragazzo di 28 anni in coma, e spero si riprenda.


Luciano Ferrara a Matrix, 2005

lunedì 10 ottobre 2005

R E S T A R T

Ci vorrebbe, un bel restart. Ricominciare l'anno accademico da capo. Magari facendo gli esami che mi ero preposto. E magari andando a lezione. Cristo santo, sono cominciate il 4. Ho già perso 3 giorni, su... 4. E non ho assolutamente voglia di andare a ferrara, nè oggi, nè domani. E siccome giovedì torno qui a bologna, che ci sono vari compleanni, ho deciso di restare tutta la settimana. Così vanno a puttane altri 3 giorni, che figata. Il problema è che bisogna pagare l'affitto. E ho il telefono scarico senza caricabatterie, e siccome la rubrica è sul telefono non posso chiamare gli altri che non ricordo neanche un numero a memoria. Quindi devo aspettare che arrivi un messaggio incazzato di qualcuno di loro, spiegare il motivo del mio silenzio sembrando per l'ennesima volta un cazzaro insensibile. Non è colpa mia, mi disegnano così. Non sono insensibile. Sono solo cazzaro.



Ogggi ho rivisto la cugina, non ci vedevamo da settimane. E' in gran forma, innamorata e felice. Mi sono ripreso dopo la depressione di mtc e la tristezza post-rottura di mio cugino. Abbiamo girato per negozi in cerca di regali di compleanno sparsi, e alla fine lei si è comprata una gonna, io una giacca fichissima che fa tanto dandy e un paio di scarpe nuove, le solite gazzelle che ormai affollano il mio armadio. Dal 1997 ne ho comprate 4 paia. Che ci volete fare, è amore. Mi sento terribilmente in colpa per aver speso quasi 200€ in vestiario, non credo di averlo mai fatto.  Mi sento anche un po' in colpa perchè non voglio andare a ferrara, ma alla fine è normale che io vada martedì per tornare giovedì? Non ha senso, lo facevo già tempo fa ed era una cosa orrenda. Quindi taglio la testa al toro e salto tutta la settimana. E poi basta con le cazzate. Che palle ripetere sempre le stesse cose.




(commentando una foto di Jessica Alba nuda su un letto)
Galahad:  Ho deciso, prossima vita nasco lenzuolo.
zisho: E sarai comprato da un quindicenne sparapippe sprovvisto di Kleenex. Io invece, col mio solito culo, rinascerò Kleenex.


Igz Forum Community, 2005

Follow Me Around.

Week-end genovese, salone nautico con parentado. Ce la siamo spassata, lo confesso. A genova trovare parcheggio è impossibile, ma l'intera famiglia Zisho in giro per barche esaltatissima (tanto poi mariettiello cambia idea ogni 4 nanosecondi, quindi nulla di fatto come sempre) se ne è fregata e ha passato due giorni in totale armonia. E io mi sono innamorato di circa 4 standiste. Il che è poco, considerato lo spropositato numero di gnocche presenti. In sostanza abbiamo visto un sacco di barche e visitate poche, nessun grande yacht. Anche perchè stand tipo AZIMUT o Ferretti incutevano timore, e probabilmente chiedevano anche il reddito prima di far entrare i visitatori...


Di quelle viste, queste sono le mie personalissime scelte:




Innovazioni e Progetti, Mira 34. La più bella delle nuove barche a metraggio "medio". Insomma quelle non troppo grosse, non tozze e con una buona vivibilità interna. Questa era un piccolo capolavoro. Ottime rifiniture, una gran bella linea, un sacco di spazio fuori e dentro, bella camera armatoriale e "cuccia del cane" (così noi chiamiamo le stanze degli ospiti, ci si entra solo a 90°) molto spaziosa. Nuova costa un botto, ma si trovano usate a prezzi decenti. (per modo di dire)




Cranchi, Zaffiro 34. Notevole. Ormai la Cranchi ha cominciato a fare barche serie, altro che i soliti "purpi" (dicasi purpo barca tozza e grossa che nun se po' guardà) degli anni scorsi. Non moltissimo spazio fuori, dentro un piccolo gioiellino. Notevole soprattutto il soggiorno, altresì noto come dinetta (o tinetta, non l'ho mai capito davvero). Prezzo esorbitante.




Bavaria, 35 sport. Bella. La Bavaria è famosa per le barche a vela, ha cominciato a fare quelle a motore, riuscendo bene e soprattutto facendo prezzi molto più bassi rispetto alla concorrenza. Fuori vivibilissima, dentro molto spazio in dinetta ma cuccia del cane tipica. Buona solo per il prezzo.



Premio speciale della critica:



Salpa, Laver 32,5. Il più alto di tutti, varie caratteristiche da purpo. Pozzetto bellissimo, dentro un appartamento. Spazi sfruttati alla grande. La mia preferita, probabilmente perchè mi sono innamorato della standista che ce l'ha mostrata. Bellissima (lei.)




Vabbè, dopo questo post da pseudoriccone posso anche andare a nanna. Però continuo a sognare, per almeno due giorni non farò altro che pensarci. Il Salone Nautico è una droga, è una figata. Altro che motorshow, dove sbavi e basta. Qui sbavi e tocchi con mano.


E poi, sempre meglio una barca piuttosto che una macchina.




Postilla: sono ritornato nel periodo radiohead grazie alla scoperta di alcune b-side meravigliosi. Follow Me Around è la mia canzone preferita dell'anno.

venerdì 7 ottobre 2005

L'attore

Che bel giuoco che bel mestiere. Ah, la recitazione. L'essere sul palco, interpretare qualcun altro per un po', senza avere la minima idea di quello che succede di sotto. Perchè la cosa che mi piace di più è proprio questa: non vedere un cazzo. Quando sei su un palco le luci accecano. Durante uno spettacolo normale, con vari personaggi, copione eccetera, il problema è limitato. In fondo puoi interagire con gli altri personaggi, e lo sguardo sul pubblico lo dai ogni tanto, cercando sempre di non dargli le spalle. I monologhi invece sono un casino. DEVI guardare il pubblico, sempre, e va a finire che ti ritrovi a guardare nel vuoto con occhi spiritati. Ed è bellissimo. La prima volta che mi sono trovato su un palco a fare un monologo ho deciso che avrei continuato a recitare. E così ho colto l'occasione al volo.


Ne hanno parlato i giornali di recente, il progetto si chiama TeatroLAB. E' finanziato dalla Fondazione del Monte in collaborazione col quartiere Savena, e sarà gestito da Antonio Albanese, Giorgio Comaschi e Francesca Sani. Durerà 3 anni nel corso dei quali si faranno spettacoli, cortometraggi, sceneggiature e quant'altro. E soprattutto, sarà totalmente gratuito.


Così, ieri ci sono andato, che c'erano i provini. Sono arrivato tipo un'ora prima, che mi aspettavo una folla stile Grande Fratello. Ovviamente mi sbagliavo. Sono sempre ottimista riguardo ai ggiovani italiani. Intorno alle 14.15 è arrivata un po' di gente, in totale ci saranno state 50-60 persone...


Le tipologie erano varie. C'erano i ventenni, che erano lì tanto per provare, attirati dal fatto che è una roba gratuita. E mi inserisco in quella categoria. Poi c'erano quelli un po' più convinti, che vogliono fare del teatro la loro vita e potrebbero impazzire di fronte ad una porta chiusa. E poi un gran numero di trentenni spocchiosi, con grande convinzione di essere i vari Giorgio Albertazzi/Lella Costa della situazione. In ogni caso c'era anche gente molto simpatica, con cui ho chiaccherato per un bel po' prima e dopo il mio "provino".


Le virgolette sono necessarie. Non ho dovuto declamare i versi di qualche poeta, nè improvvisare una scenetta. E' stata semplicemente una chiaccherata piacevole, con Comaschi e la Sani, su ciò che faccio e ho fatto nella vita, con divagazioni sull'amata/odiata medicina e sulle mie passioni. Alla domanda "scrivi?" mi sono illuminato. Ho risposto di si, e si è illuminato anche il Giorgio. Gli ho letto le 15 righe di presentazione che consigliavano di portare, e gli ho dato anche 3 racconti (2 dei quali sono qui, l'Ateo e La rinascita dei Sensi). Mi ha detto che li avrebbe letti prima di andare a letto... La chiaccherata poi ha proseguito e alla fine con faccia soddisfatta il marpione mi fa "lasciami il tuo numero di telefono, che..." a quel punto l'ho interrotto e gli ho detto "ce l'hanno le ragazze fuori" saluti e baci, sono fuori.


Nessuna aspettativa, lo sapete. Tempo 10 giorni e ci sarà il responso. Cioè, se arriva la magica telefonata godo, altrimenti mi dico "pazienz" e mi iscrivo al rinnovato CTU (centro teatro universitario di ferrara), rinnovato perchè i due responsabili hanno litigato pesantemente e quindi non è più come una volta. Che poi magari non sono neanche in tempo per iscrivermi, per cui "pazienz".



Anima mia, contemplali: sono proprio orribili!
Sembrano manichini, vagamente ridicoli,
terribili, strani come sonnambuli,
che dardeggiano chissà dove i globi tenebrosi.



Quegli occhi, da cui è svanita la scintilla divina,
restano levati verso il cielo, come se guardassero
lontano; non si vedano mai chini
verso terra, pensosi, con la testa appesantita.



Attraversano così il buio infinito,
fratello del silenzio eterno. Guarda,
città che intorno a noi canti, ridi e strepiti!


Città amante del piacere fino all'atrocità,
guarda. Mi trascino anch'io, inebetito più di loro,
e dico: Ma che cercano in Cielo tutti questi ciechi?


Charles Baudelaire, I Ciechi, tratto da "I Fiori del Male" 1857
(primo monologo recitato dal buon zisho)

Requiem Per Un Numero


Il 12 è morto. Dopo 60 anni di attività, il numero di servizi più famoso d'Italia ha cessato di esistere. Come la lira qualche anno fa, verrà usato solo nelle frasi fatte, come "ma chi sei, il 12?" da dire ad uno che conosce migliaia di numeri a memoria. Al suo posto, sono arrivati i Lanzichenecchi. (o come cazzo si scrive che non c'ho voglia di controllare.)


Il servizio offerto da Telecom Italia cambia, grazie alla liberalizzazione del mercato. E quindi, ovviamente, le società corrono ad accaparrarsi una fetta del mercato. I primi sono i gemelli biondoni dentoni, signori e signore, gli 892892.



Tralasciando il trash che scorre potente nei baffoni, sappiamo più o meno tutti com'è andata a finire. Prima Grillo, poi Le Iene, hanno sputtanato i gemelloidi dimostrando che chiamare quel numero costa un puttanaio, e che soprattutto è di una società totalmente diversa dalla telecom, tal Numero Italia. Loro sono corsi ai ripari, e dicono che 1 minuto di conversazione con il loro numero costa meno di 1 minuto di conversazione col 12. Ci credo, chiamare all'aldilà costa.


Chiaramente, non è finita qui. La Telecom ovviamente non poteva stare a guardare i baffoni appropiarsi del mercato che fu suo una volta (ma poi, c'era veramente tutta sta gente a chiamare il 12? boh) e quindi ha sfornato il...



Scrivilo dove vuoi (1254) ma scrivilo (fatto.) Entrato dal 1° Ottobre in servizio, è quello che ispira più fiducia. E infatti, sul sito c'è scritto "fidatevi solo di chi vi conosce da una vita" e la pubblicità è sempre pulita e "raffinata" rispetto al trash allucinante dei baffoni. La cosa strana è che sul sito non è possibile vedere le tariffe. O se è possibile, io non l'ho visto.


Sembrava conclusa qui la faccenda. I baffoni sputtanati e spacciati, e la telecom pronta a recuperare il tutto con il 1254. E invece no.


All'improvviso, nè è sbucato un altro. Due cosi pelosi simili ai muppets canticchiano che non c'è "mammolo senza dotto" e "non c'è 12 senza 88".



Tutto,  e dico TUTTO, fa pensare che sia un'altro spot telecom. Chiaramente, una persona con un minimo d'intelligenza si dovrebbe chiedere "ma a che servono 2 numeri con gli stessi servizi?" a niente. E infatti i furboni della TPI - Paginas Amarillas hanno copiato lo stile della Telecom per lanciare il loro servizio anche in Italia, dopo un grosso successo in Spagna. Sembra un servizio potente, addirittura in 4 lingue, con la possibilità di fare tante cosucce carine e addirittura ricevere gratuitamente i numeri via sms e fax. Di prezzi non ne parla nessuno però.


Già si sentono le urla: BASTA NON NE POSSIAMO PIU!!!! Sono d'accordo. Ma non c'è 2 senza 3. E il 4 da solo si annoia. E quindi ecco sbucare il:



E' l'ultimo arrivato, quasi in sordina.  E' il 1240, il nuovo servizio delle paginebianche, ovvero quelli dell'elenco telefonico. E finalmente le cose si fanno chiare. Sul sito ci sono tutti i costi, da tutti i telefoni compresi i cellulari. E se ne vantano. E c'hanno ragione. Ma, stranamente, il bel servizio del sito paginebianche.it non funziona più bene come una volta. Chissà, magari lo toglieranno di mezzo, che senso ha un servizio gratuito ormai?



In questa accozzaglia di numeri, ho deciso di lanciarne uno anche io.




1269, la nuova chat line erotica che tra un pompino simulato e l'altro ti dà pure i numeri di telefono! E con ogni numeri ricevuto, in omaggio anche il cellulare privato di una prostituta a tua scelta, da un elenco di oltre 3000 RAGAZZE! CHIAMA SUBITO!


Sono pronto a diventare miliardario.

lunedì 3 ottobre 2005

Dylan Dog n. 229, Il Cielo Può Attendere



Soggetto e sceneggiatura: Michele Masiero
Disegni: Corrado Roi
Copertina: Angelo Stano



Avete presente gli angeli? No, non quelli saccenti e irritanti come Dust de "Il Tocco Del Diavolo", intendo quelli veri, con l'aureola e le ali piumose. Angel è uno di loro. Svolgeva tranquillamente il ruolo di angelo custode, fino a che una banda di cattivi con cani infernali al seguito non l'ha rapito, recidendogli le ali, dopo averlo trattato come una cavia da laboratorio. Ora è riuscito a scappare, e chiede all'Indagatore dell'Incubo di riportarlo a casa. Ma non sarà facile...



Quarta prova per Michele Masiero, che ha avuto modo di farsi le ossa sullo storico Mister NO.  "L'incubo dipinto" e "Insonnia" erano due albi mediocri, come se ne trovano tanti, ahimè, nelle ultime pubblicazioni. Il secondo, in particolare, era davvero brutto, con una storia che non stava molto in piedi. L''ultimo prima di questo, "Istinto Omicida", è un albo discreto, con una storia vecchio stile che a parte qualche passo falso scorre bene fino alla fine. Purtroppo qui Masiero fa un passo indietro. La storia parte bene, nonostante il tema sia piuttosto sfruttato, e alcune scene ricordano persino albi storici, come stile e impostazione. E a dire la verità, il problema è proprio quello. Masiero gioca a fare lo Sclavi, o il Chiaverotti, inserendo nell'albo alcuni elementi, come la storia dei cittadini di Lonewood, che ricalcano la storia del mostro di "Dal Profondo", e si rivelano però totalmente inutili, risultando solo come dei riempitivi. Già verso la metà dell'albo assistiamo a scene confuse e gestite male, con due uomini in fuga non si sa da cosa, un Angelo caduto e un Dylan IRRICONOSCIBILE, totalmente fuori dagli "schemi" a cui siamo abituati, che si comporta in un modo totalmente opposto al suo solito modo di pensare. Si giunge quindi a stento alla fine, l'apoteosi della banalità, con una spiegazione superficiale e razionalistica, quando nell'albo non c'è assolutamente nulla di razionale.



La sensazione è che Masiero abbia cominciato a scrivere questa storia molto tempo fa, in un momento di grande ispirazione e un pelino di manie di grandezza. Evidentemente poi, l'ha abbandonata, e l'ha ripresa solo quando stava ormai per scadere il tempo a sua disposizione. Solo questo spiega il motivo per cui questo albo appare sconclusionato. E' un pasticcio bello grosso. Masiero dovrebbe smetterla di giocare a fare il grande autore e ridimensionarsi, perchè in fondo qualche buono spunto ce l'ha. L'albo purtroppo è un passo falso dopo l'ottimo "Oltre Quella Porta" e lo splendido speciale "La Peste" (chi ha detto Barbato?). Speriamo nei prossimi, anche se la comunità è parecchio sfiduciata dopo questa nuova ricaduta.

mercoledì 28 settembre 2005

Birre Belghe.

Ieri ero a Venezia. Sono stato alla Biennale, solo ai giardini perchè l'Arsenale era chiuso. Ero steso su una specie di sdraio messa apposta per farci svaccare, e leggevo l'ultimo libro di Hornby sorseggiando una birra gassatissima avuta in regalo in uno dei millemila padiglioni. E insomma, ero lì a pensare, e a bere, e a fumare, e a leggere, fino a che non mi è venuta in mente una cosa successa tanto tempo fa.

Si discuteva di birre. C'era chi diceva che la guinness era la migliore, altri sostenevano l'amica peroni, e domenico, un mio caro amico, saltò fuori dicendo "le birre belghe sono le migliori del mondo". Così,  come un dato di fatto, sicuro che nessuno avrebbe osato contraddirlo. Si sbagliava. Vedete, Domenico non ha mai goduto di una buona reputazione. Schivo, impacciato, un po' montanaro, era considerato piuttosto universalmente come lo sfigato della classe. Per questo, quando lui espresse il suo pensiero autoritario, tutti risero. Come poteva, un povero sfigato di un paese di montagna sapere come erano le birre belghe? Lui, che al massimo avrà bevuto un'heineken, nel suo pidocchioso paese dove le pecore sono più numerose degli esseri umani? Quindi il suo dato certo ebbe un duplice destino. Siccome proveniva dalla bocca dello sfigato, non aveva senso, per cui non bisognava dargli retta. D'altra parte, proprio perchè proveniva dalla bocca di uno sfigato, gli si dava retta fino a definire le birre belghe come le peggiori al mondo. A quel punto, sono intervenuto in sua difesa, come spesso facevo. Non perchè avessi pietà, ma perchè a quanto pare ero l'unico a capire che domenico era un fottutissimo genio e ce l'avrebbe messo nel culo a tutti quando avrebbe avuto l'occasione (cosa che sta avvenendo ora, ma è un altro discorso). Insomma, sono intervenuto in suo aiuto, dicendo: "guardate che c'ha ragione. le birre belghe sono le migliori del mondo". Addirittura ho rafforzato la sua frase. Di botto, il problema è svanito. Le birre belghe erano diventate improvvisamente le migliori del mondo. Domenico restava uno sfigato però, perchè lui comunque non aveva mai provato una birra belga e non poteva saperlo, e aveva detto quella cosa solo per sembrare figo.
A me avevano creduto. Perchè io ero quello che viaggiava, conosceva un sacco di gente eccetera, ed era altamente plausibile che io avessi bevuto più di una birra belga, anzi, probabilmente mi ero ubriacato a suon di birre e cavoletti su una spiaggia inglese con una bellissima belga dai capelli blu.
E alla fine io ho capito una cosa. Che tutto, in qualsiasi situazione, si riconduce all'immagine che uno da di sè. E  se riesce a crearsi un'immagine vincente, allora può permettersi tutto.

Perchè vedete, quella birra gassatissima che stavo sorseggiando ieri, è stata la mia prima birra belga. E per giunta, faceva pure schifo.

domenica 25 settembre 2005

E sono 7...


Valentino Rossi c'è riuscito ancora. Ha vinto il suo 7° Mondiale, il 5° consecutivo, arrivando secondo a Sepang, dopo un week-end in cui tutti lo davano per spacciato, senza quasi possibilità di fare punti. Ha vinto confermando di essere il più forte, senza permettere a nessuno di avvicinarlo. Nelle ultime gare ha subito un calo, ma pur sempre restando ben aggrappato alle zone alte. La gara di Sepang inoltre ci ha fatto vedere come un sogno tutto italiano sia possibile, grazie ad un enorme lavoro e all'abilità di un pilota e del suo team. Parlo ovviamente di Loris Capirossi, che dopo Motegi ha vinto ancora, dominando gara e prove, grazie alla stabilità ormai raggiunta dalla sua desmosedici, e ai pneumatici Bridgestone, su cui nessuno puntava ad inizio stagione, e che invece ora stanno facendo la differenza. Oltre a Capirossi, infatti, sul podio si è piazzato il compagno Carlos Checa, mentre tutti gli altri piloti, con gomme Michelin, sono rimasti staccati di parecchi secondi dal terzetto di testa.



Questa gara dimostra ancora una volta come il motomondiale sia davvero uno spettacolo ineguagliabile. Oltre alle lotte tra piloti, con sorpassi e derapate al limite, la bellezza del motomondiale è l'atmosfera. A gara finita è sempre una festa, dove i piloti, tolto il casco, tornano ad essere umani, sorridenti, felici. Questa gara si è conlcusa con il solito show di Vale e dei suoi fan, ma prima c'è stato l'abbraccio bellissimo tra il neocampione del mondo e Capirossi, poi i complimenti anche con Checa. L'ambiente è rilassato, tutti ci fanno dimenticare che quei ragazzi corrono a 300km/h sulla pista, tutto sembra un gioco, un bellissimo, divertentissimo gioco. Io non sono particolarmente appassionato di sport, ma guardare il motomondiale (e il basket) mi fa sentire bene. Mi fa divertire, e quindi ringrazio, sperando magari che l'anno prossimo la Ducati regali un miracolo tutto italiano.


Mi piace.

Mentre cercavo l'immagine dell'umpa lumpa originale, che già avevo messo qui tempo fa, mi sono riletto qualche vecchio post. Beh, ho sorriso, e tanto. Avere un blog mi piace. Si. Mi piace.

Charlie e la Fabbrica di Cioccolato


di Tim Burton


Con Johnny Depp, David Kelly, Helena Bonham Carter, Christopher Lee, Deep Roy



Qual è il sogno di tutti i bambini? Avere un pokemon vero!


Direi che è plausibile. Un'altro sogno però, è incarnato nella misteriosa figura di Willy Wonka, mastro cioccolatiere famoso in tutto il mondo. Tutti, bambini ed adulti, adorano i suoi dolci, e Charlie Bucket, un poverissimo ragazzo della periferia di Londra, vive la sua passione come un ossessione. L'ossessione è alimentata dal mistero che avvolge Willy Wonka e la sua fabbrica. Molti anni fa, questa ha chiuso i cancelli per sempre, licenziato tutti gli operai, ma ha continuato a produrre cioccolato della migliore qualità. Il sogno di Charlie, di suo nonno Joe, e molti altri, è quello di poter visitare almeno una volta la fabbrica. 


I loro sogni si avverano quando Wonka decide di aprire i cancelli del regno del cioccolato ai cinque bambini che riusciranno a trovare un biglietto dorato, nascosto in altrettante barrette sparse per il mondo. All'apertura dei cancelli, il 2 febbraio, cinque bambini cominceranno il loro incredibile viaggio nella Fabbrica di Cioccolato. C'è Augustus, il più grande consumatore di barrette Wonka al mondo. C'è Violetta, la campionessa mondiale di masticamento chewing-gum. C'è Veruca, viziatissima figlia di papà desiderosa di ottenere tutto e anche di più. C'è Mike, genietto patito di videogiochi. E infine Charlie, il bambino più fortunato del mondo.



Burton ci ripropone la favola di Roald Dahl, aiutato dal suo attore-feticcio Johnny Depp, tentando di restare il più fedele possibile al racconto. Perchè, in effetti, la storia è già "burtoniana" così com'è. Un "artista" svampito, eccentrico, imprevedibile, un'ambientazione fantastica e surreale. Il regista ci mette del suo solo in piccoli particolari, come la splendida casa "storta" dei Bucket, che ricorda tanto quella della strega di Big Fish, guarda caso abitata anch'essa da Helena Bonham Carter.


I primi minuti del film scorrono veloci. Troppo veloci, a mio parere. In un batter d'occhio siamo già all'entrata della fabbrica, dando poco spazio alle sequenze iniziali, concentrandosi quasi interamente sulla povertà del povero Charlie. All'interno della fabbrica è tutto un grosso spettacolo da circo. Il fiume di cioccolato è sorprendentemente realizzato, e tutti ne sono sorpresi, affascinati. Depp si comporta come un drogato di LSD e si agita, anche lui come un bambino, entusiasta del proprio lavoro come nessun altro. Gli umpa lumpa si scatenano in balli "improvvisati", narrando a loro modo le disavventure capitate ai bambini troppo curiosi. E così, velocemente, "a scatti" direi, si arriva alla fine, con un Wonka finalmente più rilassato e "coinciliato" con il mondo.



La pecca del film è proprio questa: si procede velocemente, soffermandosi solo sui punti chiave della vicenda, senza dare un senso di omogeneità al tutto, svuotando, a mio parere, la trama di tutti i significati nascosti che ha in origine. Ma io non credo sia tanto colpa di Burton. Credo sia più che altro per un problema di "epoca". Quando uscì il primo film, "Willy Wonka e La Fabbrica di Cioccolato", con Gene Wilder, ci fu un mezzo scandalo. Non si trattava affato di una favola per bambini, ma il sogno malato di un regista strafatto di allucinogeni. Si trattava di un film pieno di critiche alla società americana. Questo invece è davvero una favoletta. E' divertente, fantastico, leggero. E' superficiale. Io non ho letto il racconto di Dahl, quindi non so quale delle due versioni si avvicini di più alla realtà. Però so che il capolavoro con Gene Wilder è insuperabile. Il film di Burton perde il confronto perchè preferisce restare politically correct, e non riesce a far immergere lo spettatore (me, chiaramente, non parlerò mai in senso assoluto) nell'atmosfera, perchè essa stessa appare troppo finta, incapace di coinvolgere anche i personaggi al suo interno.


In sostanza, Charlie e la Fabbrica di Cioccolato è un film gradevole, che conferma ancora non volta le capacità di Burton, ma inferiore al suo predecessore. E poi, vogliamo paragonare gli umpa lumpa originali con quelli di adesso?



Dai, non c'è paragone.


Veruca Salt: Io sono Veruca Salt, è un piacere conoscerla signore!


Willy Wonka: Ho sempre pensato che la verruca fosse un tipo di porro che venisse sotto i piedi, ha!


Charlie e la Fabbrica di Cioccolato, 2005

domenica 18 settembre 2005

Oggi piove.


Piove da ieri. Sono ancora a bologna, mi riconfermo. Piove da ieri, ha cominciato circa 3 ore dopo l'inizio del mio mal di testa. Che ancora non è finito, quindi mi aspetto che continui a piovere per altre 3 ore almeno. E' un mia solita emicrania, con l'aggravante di un'ascia conficcata nella testa che mi impedisce di muovere il collo. Insomma, una cervicale pazzesca. In tutto ciò, mi sento bene. L'autunno è decisamente la mia stagione. Nonostante la maggior parte delle volte io diventi un'ameba, a causa del tempo strano, mi sento proprio bene. Non so, ho come un calore dentro che mi fa stare in pace con il mondo. Il senso di colpa per non aver studiato un cazzo è molto lieve. Sto addirittura ascoltando "dubbi non ho" di Pino Daniele che non ascoltavo dal 1997, l'anno in cui uscì il suo ultimo album ascoltabile, a mio parere. Avevo 12 anni. Ed ero innamorato. Ecco, se oggi qualcuno mi dovesse chiedere "come ti senti?" io risponderei "innamorato". Il che è piuttosto assurdo. Ma ormai non faccio più caso ai miei stati d'animo, e quindi venga pure questo, nonostante manchi l'oggetto del mio sentimento. E' da qualche parte, ma non ho voglia di cercarla. Ditemi voi, come si fa a studiare in una giornata così. Piove, il cielo è meravigliosamente grigio, fa freddo. Bologna è avvolta nel silenzio, ogni tanto si vede qualcuno passare, le macchine sono pressochè inesistenti (sirio serve a qualcosa ogni tanto). Ascolto canzoni romantiche e mi sento innamorato. Tutto ciò è splendido, il mio desiderio più forte è stare nel letto e abbracciare qualcuno. E il fatto che questo qualcuno non ci sia non mi turba. Affatto. Vorrà dire che mi coccolerò da solo, leggerò qualche altro Dylan (sto scoprendo varie perle dal numero 200 in poi e non me l'aspettavo) e forse scriverò qualcosa. Poi, darò il mio contributo allo sport. Perchè in fondo oggi è davvero una giornata stracolma di sport. Ok, il calcio.


Ma c'erano anche le moto.


 


Un Capirossi straordinario ha vinto a Motegi il suo primo gran premio nella stagione 2005. Rossi caduto, ma partiva undicesimo. Bravo Loris.



 E ci sono stati gli Europei femminili di pallavolo. E quelli maschili di basket. Appuntamento alle 18 con Italia - Ucraina. Saluti.





venerdì 16 settembre 2005

Dylan Dog n. 228, Oltre quella porta


Soggetto e sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Luigi Piccatto
Copertina: Angelo Stano


Di questo albo se ne è parlato tanto, sulle varie community dedicate a Dylan, tra le quali segnalo cravenroad7 che è probabilmente il più famoso sito dedicato all'indagatore dell'incubo.


La storia è quanto mai atipica. Dylan non ha a che fare nè con mostri immaginari nè con mostri reali, anzi, a dire il vero non è neanche il protagonista. Lui attende. Attende, in una sala d'aspetto. Non sa come comportarsi, non sa cosa fare, mentre nella sala operatoria una persona di cui non viene mai rivelata l'identità rischia la vita sotto i ferri del chirurgo più bravo sulla piazza.



E' quindi ovvio il motivo per cui si è tanto parlato di questo albo. Ad una prima lettura, non si capisce niente. Il lettore è condotto per mano dai disegni e dalle frasi sconnesse della persona in fin di vita (che si può definire come il protagonista della vicenda) verso vicoli ciechi, verso supposizioni riguardo l'identità del moribondo che si rivelano quantomai sbagliate. L'albo prosegue così, con la sala d'aspetto che poco a poco si riempie di gente, mentre il moribondo pensa alle persone che, suo malgrado, gli è capitato di incontrare grazie a Dylan. Giunti alla fine della storia, la sensazione è quella di aver letto una storia molto profonda, molto intima, forse anche troppo personale. Rileggendolo un'altra volta, mi sono fatto un'opinione, riguardo all'identità della persona e alle motivazioni che hanno spinto la Barbato a scrivere una sceneggiatura così particolare. Ovviamente, per non rovinarvi la "sorpresa", scriverò il resto del mio commento in modo tale che possa essere letto solo selezionandolo. Credo che sia necessario, per questo albo come per nessun altro.


Il moribondo è la Barbato stessa. In questa storia ha voluto sviscerare tutto ciò che prova per Dylan, per i suoi comprimari storici e persino per le donne che hanno sempre affollato la vita dell'indagatore. E in effetti, rileggendo le altre storie della Barbato, che io ormai considero quasi al livello di Sclavi, si nota come Groucho è spesso assente, o anche la mancanza del solito "flirt mensile". Paola ha cercato di spiegare, in maniera piuttosto contorta, come in altre storie da lei scritte, le sue scelte narrative, mettendosi in gioco e dichiarando, a pagina 12, amore eterno al personaggio che di storia in storia riesce sempre più a fare suo, facendosi possedere a sua volta. Ovviamente, visto anche il modo in cui è esposta la vicenda, questo amore è ben bilanciato da una dose di odio, o frustrazione. Anche Sclavi aveva questo problema, si sentiva, appunto, posseduto dal suo personaggio. La Barbato è molto simile a lui, a mio parere, ed è per questo che soffre della stessa "malattia". D'altra parte, questo "disagio" che scrivere Dylan le provoca traspare anche dal suo blog personale, che non linko perchè preferisce che lì non si parli del suo lavoro.


Insomma, questo albo è un altro esperimento di meta-fumetto, così come lo era stato, ad esempio, il numero 25: Morgana. Inoltre, credo che questa storia sia venuta in mente alla Barbato anche a causa delle sue due ultime storie: lo speciale "La Scelta" e l'albo Gigante "Il Senza Nome". Nel primo, ha giocato con la vita di Dylan, facendogli vivere, come in una sorta di "Canto di Natale", le vite che non ha mai vissuto, a causa di una strada intrapresa al posto di un'altra. Anche in quel caso, la Barbato è presente "fisicamente" nell'albo. A mio parere è la morte stessa, che gli mostra le infinite possibilità che lui avrebbe avuto. Gliele mostra, scrivendo per lui storie mai scritte. E alla fine, la soluzione del dilemma è semplice. Non è sempre necessario effettuare una scelta. A volte, basta non fare niente. Nel gigante, invece, Paola si diverte a rivoluzionare la vita di Dylan, dimostrandogli che non c'è altra cosa al mondo che lui possa fare, lui è destinato per sempre a convivere con gli incubi, e a tentare di sconfiggerli. Quindi, dopo aver "rovinato" la vita dell'indagatore per ben due volte, è toccato a lei mettersi in gioco, e "confessarsi" e "scusarsi" nell'unico modo possibile: attraverso il fumetto. Ci tengo a precisare che questa è una mia personalissima teoria, forse dovuta alle solite elucubrazioni.


Comunque, è un albo che mi ha soddisfatto in pieno. Credo che il futuro della serie sia nelle mani di Paola Barbato, e spero davvero che continui a fare il suo ottimo lavoro.

E siccome se ne parla tanto...

... ho deciso di aprire una nuova "rubrica" dedicata ai fumetti. Principalmente, ogni mese commenterò le uscite regolari del fumetto a cui sono più legato, vale a dire Dylan Dog. Poi, cercherò anche di dare altre info generali, ad esempio su fiere, nuove uscite, eccetera. Questo sempre perchè questo blog è tutto fuorchè un diario online. Saluti e Baci.



Edito: volevo scrivere qualcosa anche sulle uscite mensili di john doe. Ma, per ragioni di continuità (cosa che non esiste in Dyd) devo abbandonare l'idea :(


 


 

Nintendo e la sua Rivoluzione.

Ormai il mercato delle console è sempre più agguerrito. Se fino a qualche anno fa i duelli erano più che altro improntati sulla qualità dei giochi delle 3 grandi console che si spartivano i videogiocatori (Playstation, N64 e Dreamcast) ora la guerra comincia molto prima. Addirittura negli annunci.


Come sappiamo, la SEGA ha abbandonato il mercato delle console dedicandosi solo ai videogiochi. E così, la Microsoft di Bill "sonopienodisoldi" Gates ha tirato fuori dal cilindro la sua XBOX, che è riuscita ad assicurarsi una grossa fetta di mercato, piazzandosi immediatamente dietro alla PS2 della SONY e surclassando la poco apprezzata console della NINTENDO, il GameCube.


Ora è tempo di cambiare. Le console devono essere più potenti, più belle, e devono permettere al videogiocatore di guardare dvd, leggere email, scaricare aggiornamenti e farsi il caffè. E così la SONY ha presentato  tempo fa la sua PS3, oggetto di rara bellezza estetica e di incredibile potenza di calcolo, circa 3.2 ghz.


 


Praticamente un computer di fascia alta. E naturalmente, sarà compatibile con qualsiasi supporto ottico esistente, avrà una grafica strafica, sarà piena di giochi strafichi, potrà far giocare fino a 7 persone contemporaneamente e offrirà pieno supporto in rete. Chiaramente, la Microsoft non si è fatta attendere, anzi, ad onor di cronaca, la nuova XBOX 360 uscirà il 2 Dicembre, ben prima della diretta concorrente. La nuova console di papà Bill sarà molto simile alla neonata della sony, almeno per quanto riguarda le caratteristiche tecniche. A suo favore avrà, come già la sua antenata, il potente sistema di gioco online chiamato XBOX Live! Che ha permesso a migliaia di giocatori di Halo e Halo2 di giocare in rete in modo semplice e veloce.


     



E la Nintendo?


Beh, i giapponesi giocatori per eccellenza hanno dichiarato che non seguiranno gli esempi delle due rivali, vale a dire non sforneranno un'altra console strafica perfettamente uguale all'altra. Per la loro nuova piattaforma hanno ideato un sistema che, a quanto pare, sarà davvero rivoluzionario. Dopo l'innovazione del touch screen con matitina del Game Boy Advance (è notevolmente divertente, da provare), i ragazzi della Nintendo hanno deciso di entrare nella fantascienza. Avete presente film come Nirvana? Ecco, nel film Lambert indossa gli elettrodi e delle specie di guanti per muovere il personaggio all'interno del gioco. Chiaramente, non siamo arrivati a tanto, ma il nuovo joypad della Nintendo Revolution promette grandi cose. Essenzialmente, è un telecomando.


 Sembra un telecomando. Questo affarino ha però un sensore di movimento che permetterà al giocatore di far agire il personaggio all'interno del gioco, semplicemente muovendosi. Immaginate un gioco di tennis: il giocatore dovrà, paradossalmente, giocare davvero a tennis. Probabilmente suderà pure tanto. In sostanza, il nuovo pad, collegato ad un joystick, permette di spostare, ad esempio, lo sguardo in un fps. I movimenti veri e propri saranno confinati al joystick e i pulsanti di azioni come sparare, saltare, eccetera, saranno sul "telecomando", in una posizione tale da permettere di usarlo con una mano sola.



Sarà divertente? Sarà semplice da usare? Non lo so, ma la curiosità mi uccide. Soprattutto dopo aver visto questo video.


Fonte: CNN

Astinenza.

Immerso nell'insonnia più disperata, mi sono messo a fare delle considerazioni sulla giornata di oggi. Oltre alle solite cose, questa è stata la giornata del "ritorno" sul blog. Insomma, ritorno in grande stile. 3 post lunghissimi con un quarto in lavorazione, cambio della canzone e aggiornamento del template. Almeno 3 ore abbondanti dedicate al simpatico diario online (eresia! è una definizione scorretta. Ma ormai sguazzo nell'incoerenza...). Tralasciando la domanda che chiunque si è posto, sottoscritto compreso (per i meno arguti, la domanda è: e non hai trovato niente di meglio da fare in quelle 3 ore abbondanti?) mi sono reso conto che tutto sto tempo non gliel'ho dedicato nemmeno il suo primo giorno di vita. E quindi mi sono fatto un'altra domanda: perchè? E la risposta è nel titolo. Credo. Astinenza da blog. Una patologia da psicanalisi, suppongo. Così ho cominciato a pensare all'astinenza. E cazzo, io sono pieno di crisi d'astinenza.


Innanzitutto, la più ovvia: astinenza da sigarette. Una volta ho cercato di smettere di fumare e sono durato 5 giorni. Ricordo ancora come mi tremavano le mani mentre mi fumavo una sigaretta scroccata a mia madre per disperazione. Anzi, per astinenza.


Poi, un'altra ovvia. Astinenza da alcool. Pesante questa. Nulla di speciale, comunque. Reggo senza alcool anche 2 giorni. Poi però riuscirei a bere anche l'aceto. E non riesco a caprine il motivo. Non sono un alcoolizzato. Non bevo tanto. Non tantissimo, ecco. Eppure ogni tanto la voglia di bere è incredibile.


Nel terzetto di testa chiaramente non può mancare un'astinenza doppia, che considero ambivalente seppure le due cose non siano strettamente legate. Astinenza da affetto/sesso. La prima è facilmente risolvibile. Ne soffro continuamente ma per fortuna riesco sempre a soddisfare le mie voglie. Per le altre, quelle da zozzone, è più difficile. No, non scopo tanto. Assolutamente. Ed è per questo che ne soffro poco, credo. Beh, in modo ragionevole come qualsiasi uomo. O qualsiasi donna, ma questo non lo so per certo. (invece si, ma voglio essere politically correct e rispettare la morale bigotta instaurata con difficoltà nel corso dei secoli.) In ogni caso, quando il desiderio si fa troppo forte, cerco di realizzarlo. E sennò faccio come Alex Britti. (non sono esplicito sempre a causa della morale. Però credo di essere stato abbastanza chiaro. Vado a farmi 7000 caffè per restare sveglio, và.)


Fin qui, nulla di strano. Credo siano piuttosto comuni. Passiamo oltre.


Astinenza da pc. Argh. Sono un nerd. Questa starebbe bene al secondo posto della mia personalissima classifica. In questa lista invece è qui perchè mi è venuta in mente ora. Non riesco a reggere più di 3 giorni senza pc. Ho bisogno di pigiare i tasti e di muovere il topo da scrivania. Devo assolutamente cazzeggiare con qualche giochino stupido trovato in rete. E devo assolutamente leggere i forum che frequento con regolarità. Anche perchè partecipo a svariati giochini e non voglio perdere il filo. Poi quando ho a che fare con un gioco che mi monopolizza il cervello, se non ci gioco assiduamente finisco per sognarlo la notte. E non scherzo, non sarebbe la prima volta. Ho sognato persino di essere un sudoku quest'estate (anche se col pc non c'entra nulla). Quindi, forse si, sono un nerd. E me ne vanto.


Astinenza da celluloide. Almeno un film ogni giorno. Dai, facciamo due. Due giorni, intendo. Che sia nuovo o vecchio non ha importanza. Che l'abbia già visto pure. Che sia una ciofeca pazzesca si, ma non più di tanto. Devo vedere un film. Assolutamente. Credo sia per un motivo piuttosto banale. Sognatore convinto, mi immedesimo in qualsiasi personaggio di qualsiasi film. E di solito continuo a farlo anche dopo la visione. E penso ad una sua vita prima o dopo gli eventi narrati. Sua vita che poi diventa mia, of course. Parlandone con susy, quest'estate, ho scoperto di avere un'altra malattia, dovuta credo sempre al solito problema. Quando parlo con qualcuno, e in genere quando ci sono persone intorno a me, mi distraggo facilmente. Soprattutto se cerco di concentrarmi il più possibile sul mio interlocutore, ad esempio guardandolo negli occhi, o le labbra. Mi distraggo, ma non perdo il filo del discorso. Ascolto, ma guardo altrove, nel vuoto principalmente. E immagino la scena che sto vivendo in quel momento da diverse inquadrature. Nei ricordi ci sono persino le carrellate. E' una figata, comunque. Ne sono orgoglioso.


Astinenza da fumetto. E non da libro. Riesco a sopravvivere senza leggere un libro per mesi, ma non riesco a non leggere un fumetto al giorno, anzi anche di più. E così ormai ne sono sommerso. Oltre a Dylan, ovviamente, mi sto drogando di John Doe, Rat-man, Detective Dante, Julia, Napoleone, Dampyr e qualche librone di quelli della repubblica. E poi mi lamento di non avere mai soldi.


Astinenza da musica. Vabbè, qui si rasenta la pazzia. Forse proprio per le questioni esposte nell'astinenza da celluloide, ho bisogno di avere constantemente una colonna sonora. In casa, la musica è sempre accesa. In viaggio, idem. Per strada, è chiaro. Non riesco ad addormentarmi senza musica. Quindi immaginatemi in treno, con un libro noioso, senza pile nel lettore cd e per giunta con un fumatore di sigaro di fronte. Agghiacciante. Stavo davvero impazzendo. Alla stazione di firenze pensai di scendere e di proseguire a piedi fino ad eboli.


Non me ne vengono altre. Cioè, forse un paio si, ma sono piuttosto ridicole. Divento nervoso e irritabile se non mi mangio le unghie. Per cui ho le dita scarnificate. E non riesco a non mangiucchiare qualsiasi cosa abbia un aspetto mangiucchievole e sia fatto di plastica. Tappi delle bottiglie, tappini di gomma, penne, affarini di winnie pooh, accendini, il cinturino del mio orologio. Dicono si chiami bruxismo. Ma non mi sono mai informato, quindi per quanto mi riguarda, un bruxista  potrebbe anche essere un sadomasochista che gode martellandosi i coglioni. No, quello riesco ad evitarlo. Anche se la tentazione è forte.


 


Insomma, boh. Alla fine non sono crisi d'astinenza, al massimo sono crisi d'astinenza potenziali. Chissà comunque come sarebbe la mia vita senza una di queste cose. Senza il cinema i fumetti e il pc sarei davvero totalmente diverso. Senza il sesso, invece, avrei soltanto qualche occhiaia in più.


 


Astinenza: una valido nemico dell'esplosione demografica.


Slogan conservatore, di origini inglesi, tuttora usato. Purtroppo.

Un Eroe Qualunque.

(ok, lo confesso, non ho un cazzo da fare e non ho sonno. Sguazzo nella mia incoerenza.)



In una città qualunque,


di uno stato qualunque,


di un pianeta qualunque,


viveva, in una casa qualunque


di un quartiere qualunque,


un gatto qualunque


di nome Qualunque.


Qualunque svolgeva una vita qualunque come qualunque gattino di qualunque casa.


Mangiava un cibo qualunque, dormiva in qualunque posto, e si sentiva bene come qualunque altro gatto si sarebbe sentito in una situazione uguale alla sua.


Una mattina qualunque però, Qualunque si aggirava agitato per casa. La sua padrona, come qualunque altro padrone di qualunque altra casa, pensava fosse agitato a causa della presenza di una gatta in calore, agitato così come lo era qualunque altro gatto del quartiere.


Qualunque invece era soltanto eccitato dalla presenza della gatta, ma la sua agitazione era dovuta ad altro. Forse non tutti sanno che anche gli animali sognano. Certamente nessuno sa che gli animali, specialmente i gatti, sognano di essere altri animali. Non sognano mai di essere gatti. Mai. Loro lo chiamano "MiaoMiaoFrr", ma non ho idea di come si pronunci.


La notte qualunque prima della mattina qualunque durante la quale si aggirava agitato per casa, Qualunque aveva sognato di essere un essere umano. Non era la prima volta che gli capitava una cosa simile, anzi, si può dire che fosse un sogno come qualunqe altro. Di solito però, il felino d'appartamento sognava di essere il lattaio, o uno dei personaggi degli spot in tv, intrappolato per tutta la vita in una scatola minuscola. (Sogni del genere li chiamano "Miaeouw!" che presumibilmente si pronuncia proprio "Miaeouw!" e significa "Incubo Qualunque"). Quella notte qualunque, che dal punto di vista del gatto si può definire "Mia!", cioè "notte qualunque ma molto strana", Qualunque sognò di essere un umano mai visto prima. Almeno, credeva di non averlo mai visto fino a che, nel sogno, il bipede non si alzò dalla poltrona e si ravviò i capelli guardandosi allo specchio. Il sogno iniziava proprio così, con il vicino di casa che si ravviava i capelli. Successivamente, Qualunque, nei panni dell'uomo, dava un'occhiata alle lettere appena consegnate dal postino, soffermandosi con gioia sul nuovo catalogo di articoli per la pesca che la fantomatica ditta "TACCHIAPPO" gli spediva ogni due ore. Ansioso, il quadru-bipede prese un bicchiere d'acqua dal rubinetto e scartò il catalogo, riponendo con cura l'imballaggio nel sacchetto dedicato alla raccolta della plastica. Mentre si avviava verso il salotto, diede un'altra occhiata allo specchio, per accertarsi di essere proprio il vicino di casa. Il salotto era proprio un salotto qualunque. Carta da parati a fiori, quadretti bucolici, un divano ed una poltrona abbinati, e un mobile sul quale si reggeva una piccola tv, semi-sommersa da centinaia di cataloghi della ditta "TACCHIAPPO".


Mentre sognava, Qualunque muoveva energicamente le zampe in avanti, rischiando seriamente di cadere dalla poltrona abbinata al divano che arredava il suo salotto qualunque. Nel sogno invece, Qualunque muoveva energicamente solo le zampe anteriori, altresì conosciute come mani, mentre sulla sua poltrona qualunque sfogliava la pagina dedicata ai retini del catalogo "TACCHIAPPO". Come gli piacevano quei retini! E come gli piaceva quell'acqua piena di cloro! Giunto al termine della lettura, subito dopo aver emesso gridolini di gioia alla vista dell'offerta "Prendi 3 paghi 2,99" del mese, riguardante proprio i retini, l'uomo Qualunque si diresse verso la sua cucina qualunque, e prese due uova deposte da una gallina qualunque in un posto qualunque a centinaia di chilometri di distanza da lì. Ruppe le uova in un piatto, destinandole ad essere l'unica portata della cena, come lo era stato qualunque altro uovo per qualunque altra cena in quella casa. Il sogno finì quando Qualunque, nei panni del suo vicino, finì di mangiare una frittata qualunque, proprio durante i titoli di apertura del film "La vita è Meravigliosa".


Dal risveglio, Qualunque non aveva fatto altro che pensare al sogno. Si chiedeva quale significato nascondesse. Perchè il suo vicino? Perchè proprio lui, e non un vicino qualunque? E perchè quella strana rivista? E perchè La vita è Meravigliosa? A quella domanda, il pelo dell'animale si rizzò. Il gatto restò bloccato per qualche secondo, folgorato, e riuscì a riprendersi un attimo prima di essere agguantato dalle zampe anteriori di un'amica qualunque della sua padrona, seduta sul divano abbinato alla poltrona del salotto qualunque durante una qualunque visita di cortesia. Assicurandosi di non essere stato seguito, Qualunque si sdraiò sul davanzale di una finestra qualunque al secondo piano della sua casa qualunque. Mentre apprezzava il calore del sole e i profumi della gatta in calore, la sua folgorazione rischiava seriamente di andare perduta in mezzo a centinaia di idee che descrivere in questa sede risulterebbe sconveniente. Per fortuna, per la strada qualunque di un quartiere qualunque di una città qualunque, insomma, sotto agli occhi del gatto, passò un postino qualunque con la sua borsa qualunque piena di lettere e cataloghi della "TACCHIAPPO". Il pelo gli si rizzò di nuovo.


Qualunque tornò a pensare al vicino. Ripeteva ossessivamente le parole "Muau!" nel suo piccolo cervello, cercando di dargli più spazio possibile, per eliminare definitivamente i pensieri sconci dalla sua mente. ("Muau!" significa chiaramente "La vita è Meravigliosa", ed era una frase che qualunque gatto ripeteva spesso godendosi la sua vita qualunque.) Mentre continuava a tentare, invano, di cancellare la gatta dai suoi pensieri, Qualunque vide con la coda (dell'occhio) il postino consegnare lettere e cataloghi nella casa di fianco alla sua. Con un balzo, si lanciò sul tetto della casa qualunque di fianco alla sua, e, rapidamente, si spostò sulla finestra che dava sul salotto qualunque. Il vicino era lì. Si guardava intorno, sentendosi osservato. Poi si ravviò i capelli davanti allo specchio e andò a dare un'occhiata alle lettere appena consegnate dal postino. Sorrise pieno di gioia quando vide il nuovo catalogo "TACCHIAPPO". Anche Qualunque sorrise, sapeva perfettamente cosa stesse provando l'uomo. Lo vide entrare in cucina, prendere l'acqua e scartare il catalogo. Tratteneva a stento le risate mentre prevedeva con esattezza ogni mossa del bipede. Continuò ad osservarlo per tutto il giorno, dimenticandosi di mangiare, dare la caccia alle lucertole e tante altre cose che un gatto qualunque farebbe in una giornata qualunque. Arrivò la sera, e con essa il momento che aspettava, senza contarci troppo. Quante possibilità c'erano, quanto poteva essere possibile una simile cosa? Di certo quel film non era trasmesso tutti i giorni. Anzi, di solito era trasmesso durante il periodo natalizio, e l'assenza di addobbi e il caldo torrido non indicavano affatto l'arrivo dell'omone vestito di rosso. Invece accadde. Proprio un attimo dopo l'ultimo boccone, apparve la scritta "La vita è Meravigliosa". In quel momento, Qualunque pensò di essere ancora nel sogno, ma poi abbandonò subito l'idea, perchè, come è noto, i gatti non sognano mai di essere gatti. Mai. Tornò a concentrarsi sul vicino. Con grande sorpresa, lo vide spegnere la tv e recarsi in cucina per lavare il piatto della sua ennesima cena qualunque. Poi, ripassando davanti allo specchio, si ravviò di nuovo i capelli, e, mentre una lacrima gli scorreva sul viso, esclamò: "Eh già, la vita è davvero Meravigliosa".Senza parole, Qualunque guardò il vicino salire mesto al piano di sopra. La folgorazione, che non si era fatta più sentire durante tutta la giornata, lo colpì ancora. Con il pelo elettrizzato, Qualunque ripensò al sogno e a ciò che aveva visto e sentito, ed esclamò: "La vita è Meravigliosa? Non lo è affatto!" Detto questo, chiaramente in gattese, il felino tornò a casa. Era davvero molto stanco.


La notte passò tranquilla, come una notte qualunque, e il gatto non sognò di essere il vicino, e a dirla tutta non sognò affatto. La mattina, dopo aver mangiato i croccantini di una marca qualunque, il felino ringraziò la propria padrona con qualche fusa, appollaiato sulle sue ginocchia mentre era seduta sulla poltrona abbinata al divano del salotto qualunque. Mentre gli grattava l'orecchio peloso, la donna espresse un pensiero qualunque, che ebbe l'effetto di far fuggire il quadrupede a zampe levate. Per la cronaca, la frase detta dall'incauta padrona fu: "Che bella vita che fai, vero piccolo mio?"


Ansimando, Qualunque si sdraiò sull'uscio di casa. Stava cominciando a rilassarsi, quando il campanello della bici del postino gli fece fare un balzo di notevole altezza. Nascosto dietro una siepe, il gatto vide la stessa scena del giorno prima. Il postino versò nella buca delle lettere del vicino due bollette e un catalogo della "TACCHIAPPO". Curioso, si spostò sul davanzale della finestra del salotto, e, sgomento, osservò il proprio vicino svolgere esattamente le stesse attività che anche lui aveva svolto nel sogno. Restò immobile ad osservarlo con lo sguardo fisso, tanto da far pensare a qualunque passante di essersi fissato a guardare il vuoto come spesso fa qualunque altro gatto di qualunque quartiere. (Solo uno di loro è diventato famoso in quel modo. Molti tentarono di emularlo, guardandando la cosa misteriosa che vive dietro il frigorifero, ma l'unico risultato che riuscirono ad ottenere fu un commento dei propri padroni, del genere "Hai sempre fame, eh?") Come sappiamo, però Qualunque non guardava il vuoto bensì il suo triste vicino durante una qualunque giornata qualunque. E non fu sorpreso quando l'uomo, dopo aver lavato il piatto, sospirò con una lacrima in volto e si avviò verso la camera da letto. "Schifo! La vita è un vero schifo! La sua vita è un vero schifo!" esclamò stizzito il gatto. "Come si può vivere in quel modo? Tutti i giorni le stesse cose, senza cambiamenti, emozioni, senza alcuna storia interessante da raccontare?" Depresso, saltò sul davanzale della sua finestra ed entrò nel suo salotto qualunque. Si stava stiracchiando sulla tv, quando gli si rizzò ancora il pelo. Fu allora che la folgorazione ebbe l'effetto che sperava di raggiungere da tempo. "Tutti i giorni le stesse cose... Mangia, dormi, dai la caccia alle lucertole... Senza cambiamenti, senza alcuna storia interessante da raccontare! Anche la mia vita fa schifo! E' noia! Noia! Devo fare qualcosa! Devo salvare la sua vita! Devo salvare la MIA vita!" Agile come un felino, perchè in effetti a quella razza apparteneva, Qualunque sgattaiolò dalla finestra, si arrampicò sul grande pioppo di fronte alla casa del suo vicino e si spostò sul ramo più vicino alla stanza da letto dell'Uomo Qualunque. Da lì aveva una visuale perfetta. Voleva attirare la sua attenzione prima di tutto, ma in che modo? E cosa avrebbe fatto, dopo? Doveva inventarsi qualcosa per rendere meno patetica la vita del suo vicino. Ma non ebbe tempo per pensare.


Improvvisamente, il ramo su cui si agitava nervosamente cedette al suo peso. Qualunque non riuscì a spostarsi in tempo, e restò appeso al ramo, che si reggeva con coraggio al resto dell'albero, ma non avrebbe resistito a lungo. Terrorizzato, il gatto provò a tirarsi su. Decise immediatamente di rinunciare, sotto consiglio del ramo, che emise un eloquente "crack". Guardandosi intorno, notò di trovarsi esattamente di fronte alla finestra della camera da letto del suo vicino, ma circa due metri lo separavano dal davanzale. Tre metri e mezzo più sotto, un immenso cespuglio di rose poco curato esibiva orgoglioso le proprie spine, pronte ad accogliere chiunque fosse stato così pazzo da lasciarsi cadere. Non aveva via di scampo. Disperato, Qualunque cominciò ad urlare a squarciagola un suono simile a "Miaeuoaeouaeouaeouw!" che presumibilmente significa "Aiuto sto cadendo dall'albero salvatemi da morte certa vi prego!" I primi a svegliarsi furono gli altri gatti, che decisero di unirsi allo sventurato animale. Dopo alcuni minuti, si resero conto che loro non correvano pericolo di morte, per cui tornarono a dormire. Il coro però aveva destato dal sonno alcuni abitanti del quartiere qualunque. Questi, trovandosi dall'altro lato della strada, non videro il felino in posizione precaria e si limitarono ad imprecare in direzione della gatta in calore, che però era scappata alle Hawaii con un gatto di un surfista di passaggio. Con gli occhi rivolti al cielo, immobilizzato dalla paura, Qualunque continuò a miagolare la sua richiesta d'aiuto, e finalmente la persona giusta si svegliò. L'uomo Qualunque, sbuffando, bevve un sorso d'acqua clorata e inforcò gli occhiali, e si diresse verso la finestra per maledire, come aveva fatto qualunque altro vicino, il nome della gatta in calore. Sporgendosi, prese un gran respiro, per urlare il più forte possibile, ma il "Miaa!" di Qualunque, che ovviamente voleva dire "Si che bello, mi salvi e ci salviamo la vita a vicenda", lo colse di sorpresa. Pulì gli occhiali strofinandoli contro la cannottiera sgualcita, e li inforcò di nuovo.  Non c'erano dubbi. Un gatto era appeso al ramo marcio del pioppo. E non era un gatto qualunque. "Il gatto della vicina! Oh mio Dio Oh Mio Dio Oh Mio Dio! Ah, se solo avessi il retino "Oblung" della TACCHIAPPO! Devo avvertire la sua padrona!" Detto questo, si infilò le ciabatte e prese al volo la vestaglia, corse giù per le scale e in pochi secondi era davanti alla porta della casa qualunque di fianco alla sua. Dopo alcuni secondi di insistente trillio del campanello, l'assonnata vicina aprì la porta. Fu estremamente sorpresa nel constatare che fi fronte a lei c'era quel bell'uomo del vicino. "Buonasera, mi dica, le serve qualcosa?" disse, con il tono più sensuale che fosse riuscita a pescare dal suo impolverito repertorio. Il vicino balbetto per qualche secondo, sorpreso da tanta sensualità, presente anche nell'aspetto, grazie ad una raffinata sottoveste di seta azzurra, e non solo nella voce. Un miagolio stizzito di Qualunque lo riportò alla realtà:


- Il suo gatto, signora, si è arrampicato sul pioppo di casa mia e rischia di cadere sul mio... ehm... roseto! Dobbiamo fare qualcosa!


- Il mio povero gattino, il mio povero gattino rischia la vita! Chiamate i pompieri, presto!


Il vicino si precipitò dentro casa, mentre la sensuale padrona, nella sua camicia da notte azzurra, corse verso l'albero, cercando di tranquillizzare il suo adorato micino. Tutto quel trambusto svegliò definitivamente i vicino, che uscirono di casa nelle loro vesteglie qualunque, decisi a farla finita una volta per tutte. "Dov'è quella miserabile gatta? Quella sgualdrina?" si chiese uno di loro. La donna spiegò velocemente il problema, e così, all'arrivo dei pompieri, una discreta folla incitava Qualunque a non mollare. Uno degli uomini vestiti di giallo osservò la situazione:


- Quel... ehm... roseto è veramente grande. A chi appartiene?


- A me, signore. - rispose quel bell'uomo del vicino.


- Dobbiamo toglierlo di mezzo. E' l'unico modo per mettere il telone, arrampicarsi sull'albero è troppo rischioso e il pioppo non ci permette di usare la scala, non c'è spazio. Ma come le è venuto in mente di piantare un pioppo e un roseto di quelle dimensioni in una casa qualunque come quella?


- C'erano già - disse il vicino - quel pioppo sarà ben pià vecchio di me!


Sorrise orgoglioso, risultando brillante e affascinante come non mai, finalmente dimostrando di essere, tutto sommato, ancora piuttosto giovane.


- Beh, insomma, acconsente?


- Certo che acconsento! Non mi sognerei mai di recare un dispiacere alla mia splendida vicina, figuriamoci per uno stupido roseto, poi!


Era un fiume in piena, stava sfoderando tutto il fascino che aveva tenuto nascosto negli anni sprecati a leggere i cataloghi della TACCHIAPPO. La splendida vicina, dal canto suo, era estasiata, nessuno l'aveva mai adulata tanto, e sorrideva raggiante a chiunque incrociasse il suo sguardo, come per dire "Si! Guardatemi! Ho un ammiratore!"


Persa nei suoi pensieri, la splendida padrona non fece caso ai robusti pompieri che, armati di ascia, cercavano di distruggere il roseto, come il principe fece per la Bella Addormentata. Qualunque invece era sveglissimo. Terrorizzato, ma sveglio. Le unghie non avrebbero resistito ancora per molto, e il ramo continuava a ripetere "crack". Piagnucolava qualcosa che suonava come "MiuMiu", che significa "Elefante Azzurro". Quindi, a meno che in quella situazione difficile a Qualunque non fosse venuto in mente di dire cattiverie infondate sulla sua padrona, molto probabilmente ciò che diceva non era affatto "MiuMiu". E in effetti, nessuno dei presenti pensò di commentare quella battuta infelice, anzi, a quanto pare tutti recepirono il messaggio, esclamando principalmente frasi come "Uh, povero micino." La padrona guardò il suo gatto dispiaciuta, e poi, compassionevole, chiese con lo sguardo a quel bell'uomo del vicino di fare qualcosa. Non c'è che dire, il bell'uomo era estremamente ricettivo. "Vado a cercare di tranquillizzare il tuo.. ehm, suo gatto" disse, correndo verso la sua camera da letto qualunque in preda all'imbarazzo dovuto alla gaffe. Mentre entrava in casa, sentì distintamente: "Oh, dammi pure del tu caro! E VOI MUOVETEVI CON QUEL DANNATO ROSETO!"


Caro, nessuno l'aveva mai definito così. D'altra parte era sempre stato un uomo qualunque, perchè chiamarlo caro? Cosa stava accadendo? E perchè sentiva che era tutto merito del gatto?


Qualunque, con la testa rivolta all'indietro, vide accendersi la luce nelle scale. Tranquillizzato dall'efficienza dei pompieri, cominciò a farsi dei complimenti, a dire che quella era stata proprio una buona idea. I pompieri l'avrebbero salvato e la sua padrona avrebbe cominciato una storia con il vicino, si sarebbero leccati il pelo a vicenda e cose del genere. Anche lui perso nei suoi pensieri come la padrona poco prima, non badò più di tanto al vicino che gli rivolgeva parole stucchevoli. Anche lui, come il vicino, ritorno alla realtà. Ma non grazie alle sue parole, nè ad un miagolio stizzito, ma ad un'ascia conficcatasi nell'albero, sfuggita di mano ad un pompiere troppo "efficiente", e ora causa principale della rottura definitiva del ramo. Con un ultimo sforzo, qualunque tentò di lanciarsi verso il davanzale della finestra, miagolando un grido di disperazione.


- Non ce la fa, non ce la fa! - gridò un pompiere.


- Speriamo! Speriamo! - gridò un bambino sadico.


- Non posso guardare, non posso guardare! - gridò la splendida padrona.


- Ci pensò io! - gridò quel bell'uomo del vicino, e, presa la rincorsa, saltò nel vuoto, abbracciando il felino il più stretto possibile per proteggerlo dai rovi.


La caduta fu rumorosa, ma il roseto attutì il colpo. La vestaglia di tweed pensò a bloccare le spine più giovani, e per le altre non ci fu nulla da fare. Il dolore al posteriore era immenso, ma le fusa del gattino e gli applausi della folla gli diedero coraggio. Si alzò in piedi, e barcollando, camminò in mezzo ai rovi con l'animale in braccio, conficcandosi decine di minuscole spine nei piedi nudi.


- Complimenti, ha avuto coraggio - disse un pompiere.


- Ammazzate il gatto! - disse il bambino sadico.


- Oh mio eroe, mio eroe! - esclamò la splendida padrona, correndo verso quel bell'uomo del vicino. Lo abbracciò con forza, e, mentre intorno a loro si accavallavano urla di vario genere, tra cui "Bacio, Bacio" "E' l'eroe del quartiere" e "Uccidiamoli tutti!!!" del solito bambino sadico, Qualunque capì che era meglio lasciarli soli, i vicini. Vicini come lo erano le loro labbra.


In una città qualunque,


di uno stato qualunque,


di un pianeta qualunque,


viveva, in una casa qualunque


di un quartiere qualunque,


un gatto qualunque


di nome Qualunque.


Qualunque svolgeva una vita qualunque come qualunque gattino di qualunque casa.


Mangiava un cibo qualunque, dormiva in qualunque posto, e si sentiva bene come qualunque altro gatto si sarebbe sentito in una situazione uguale alla sua.


A dire il vero, Qualunque era un gatto speciale. Aveva una storia da raccontare. Una storia che parla di noia ed abitudini, sogni e cataloghi, alberi e roseti, di folgorazioni e colpi di fulmine. E non è il solo a poterla raccontare.


E così, in una serata qualunque di un inverno qualunque, steso sulle ginocchia della sua splendida padrona nel suo salotto qualunque, il felino guardava un vecchio film alla tv con tutta la famiglia, e miagolò, con convinzione, "Muau!"


Eh già, la vita è proprio Meravigliosa.


FIN.