martedì 26 febbraio 2013

L'Invasione delle Ultrapalle [Elezioni 2013]




Ricapitolando. 
Berlusconi ha perso. 
Tutta la destra non moderata ha perso. 
Monti ha perso. Fini e Casini hanno perso. 
Il centro, ha perso.
Bersani ha vinto, ma in realtà ha perso. 
Tutta la sinistra ha perso. 
Vendola e Ingroia, 
Di Pietro e Giannino, non sono pervenuti.





Ha vinto Grillo.
Primo partito.




Per festeggiare, invece di restituire l'IMU, farà arrivare nelle case degli italiani una busta contenente una biowashball.
Che farebbe anche comodo visto che tra poco non potremo più permetterci di comprare il detersivo.
Peccato che non funzioni.
Che sia una boiata colossale, e che lavare i panni con essa è la stessa cosa che lavarli solo con acqua.

Ma a Beppe Cristo (cit.) la cosa non interessa. 
Non è vero, la biowashball funziona.
Possiamo usarla, per ripulire tutto lo schifo sui nostri vestiti. E non ha bisogno di nulla, solo di essere ricaricata al sole per un paio d'ore.

Scriveva nel 2008:

"Hanno mobilitato la Rai, la rivista il Salvagente targata Coop (la Coop che ama i detersivi)... La società che la distribuisce in tutto il mondo in milioni di esemplari non ha processi in corso e in nessuno Stato dove è venduta la Biowashball (*) è stato chiesto il ritiro del prodotto... Io l'ho provata. La mia famiglia usa Biowashball da due mesi e anche le famiglie di alcuni miei amici. Per noi funziona... In Rete ci sono centinaia di testimonianze di utenti italiani soddisfatti. Dopo questa reazione dei media credo che sia ora di iniziare una battaglia contro i detersivi, uno degli strumenti di distruzione del pianeta, usati spesso senza necessità e quasi sempre in eccesso. Una battaglia difficile perché hanno i media (finanziati dalla loro pubblicità) come alleati."


È ora di iniziare una BATTAGLIA contro i detersivi.
Dobbiamo mandarli TUTTI A CASA!
LADRI! Distruttori di pianeti!
COLLUSI con i media!
Basta FINANZIAMENTI ai media!
ENTREREMO IN LAVANDERIA E RIPULIREMO TUTTO!
Senza detersivi!
Siamo un esercito di biowashball!
Siamo moderni!
Siamo il nuovo che avanza!
Taglieremo i costi di manutenzione!
E restituiremo il 75% dei raggi di sole in forza pulente!

Basta con questa casta di detersivi, basta con gli Smacchiatori, l'ammorbidente Fascio Azzuro e il Montino Bianco!

Non abbiamo bisogno di loro per guidare la lavanderia verso una nuova era più pulita, sana e gestita dal popolo!

Come dite?
Le macchie di cioccolato, di sugo, di olio motore, di spread? 
Troveremo un modo per sconfiggere anche quelle, ma prima dobbiamo uscire dalla lavanderia a gettoni del quartiere e tornare nelle nostre case, nelle nostre cantine, dove ci sono le nostre lavanderie che funzionano SOLO CON I NOSTRI GETTONI!
Basta con questo servilismo verso le compagnie straniere!


Urlate con me, VAFFANCULO!

VAFFANCULO

Ai detersivi vecchi, antiquati, che puzzano come l'armadio di mia nonna!

Ai giornali, le televisioni, che pubblicizzano queste marche in cambio di finanziamenti!

A coloro che comprano quei detersivi, mafiosi e collusi come loro!



Ma gliela faremo vedere!
Entreremo in lavanderia e gliela faremo vedere!

E l'hanno fatto.

Centinaia di biowashball sono ora in lavanderia, e non hanno alcun potere pulente.
Sono solo lì, a fare colore.
A urlare qualche vaffanculo.

Nel frattempo, 
Lo smacchiatore ammette di avere ancora problemi con le macchie di giaguaro, e c'è chi vocifera che la nuova formula Renzyn, bocciata poco prima di finire sul mercato, sarebbe stata più efficace. 
Il Montino Bianco, prodotto dell'alta borghesia, efficace ma molto costoso, viene acquistato solo dalle tate filippine su ordine di tutte le contesse Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare dello Stivale.
Gli altri, dal bizzarro sapone di Marsiglia "Fare", recentemente travolto da uno scandalo, al detersivo guatemalteco equo e solidale "Revolution", passando da "Vendol", il detersivo arcobaleno, fino a tutti i prodotti normalmente posti alle estreme destre e sinistre degli scaffali dei supermercati, lì giacciono, in attesa di essere acquistati, prima o poi, o rivenduti a qualche discount albanese.

E poi.
E poi, c'è lui.
Prodotto dell'anno 1994, 2001, 2005 e 2008.

È l'arma segreta di tutte le massaie italiane, sul mercato da 20 anni, eppure nessuno ammette mai di averlo comprato.
Poi, magari capita che invitano qualcuno a casa, e durante la cena un ospite torna dal bagno con il flacone in mano.
  •  E questo?
  • Oh, sai, l'ho comprato una volta, così per provare, anni fa.
  • Ah...
Protagonista recentemente di un'aggressiva campagna di marketing, promettendo a tutti i clienti la restituzione dei gettoni usati per lavare  gli indumenti molto unti (detti in gergo IMU), l'ammorbidente Fascio Azzurro resiste, a dimostrazione che gli Italiani non sanno farne a meno.

E il problema è quello.

Perché va bene, possiamo usare quante biowash balls volete, per mandare a casa questi vecchi detersivi corrotti. 
Ma l'ammorbidente, quello sta sempre lì, la sua clientela non lo mollerebbe per niente al mondo.

E purtroppo, la biowash ball non è una risposta efficace a chi vuole che il suo bucato sia soffice e profumato, e magari esentasse.

Nessun prodotto lo è.


Godetevi il posto in lavanderia, biowashballs, finché dura. 
Mi auguro solo che riusciate a resistere alla tentazione di usare qualche goccia di ammorbidente.

domenica 17 febbraio 2013

Gradisce una mentina? [Sanremo 2013]








Sanremo è quella cosa che, dopo averti ipnotizzato per quasi 20 ore, durante le quali hai anche la sensazione di divertirti, ti riporta alla realtà nel modo più brusco possibile facendoti immediatamente rimpiangere di non aver passato quel tempo a contare le macchie di calcare sulla parete della doccia. 



Subito dopo, con sguardo fisso nel vuoto, memore del Corvo di Edgar Allan Poe, ripeti come un mantra le stesse parole:

"Mai più".

Nel mio caso, dura poco. Come con le sigarette, nel momento esatto in cui dico "Ho smesso di fumare" so benissimo che di lì a poco ne avrò già accesa una. 

Così, mi sono rassegnato all'idea di non riuscire a fare a meno del Festival di Sanremo, probabilmente a causa del fascino che esercita su di me il nazionalpopolare. Poi, un festival di Sanremo in periodo elettorale? 
Dai, non si può non guardare.


E quindi l'ho guardato.

E mi è piaciuto. Ma davvero. 

Anche dopo aver avuto l'ennesima dimostrazione che Sanremo è Sanremo, momento arrivato quando hanno annunciato l'approdo in finalissima di Modà e Mengoni, ho mantenuto la convinzione di aver visto, con ogni probabilità, il miglior Festival degli ultimi anni, e probabilmente il miglior show che la televisione italiana può offrire, oggi. E si, questo fa un po' tristezza, ma neanche tanto.

In queste cinque serate, abbiamo avuto i classici momenti alla Sanremo, con i conduttori imbarazzati, le battute da silenzio glaciale, le marchettate per i "grandi" show della Rai, le comparsate di personaggi che ormai esistono solo per questi 5 giorni dell'anno, i vari Baudo, Al Bano, e compagnia. Abbiamo avuto le contestazioni del pubblico, le proteste dell'orchestra, le fighe spaziali intelligenti come un mocio, le profonde interviste con gli ex-atleti che per qualche motivo a Sanremo diventano illuminati maestri di saggezza, e, soprattutto, quei preziosi, indimenticabili momenti WTF che possono avere luogo solo sul palco dell'Ariston, quei momenti che ti fanno cadere la mascella mentre cerchi di dire "Non ci posso credere che questa cosa sia davvero successa". 

Nello specifico, quest'edizione ci ha regalato 3 grandi momenti WTF.

Al Terzo Posto, Maurizio Crozza, letteralmente ammutolito dalle contestazioni del sempre simpatico pubblico dell'Ariston, rischia di morire di secchezza delle fauci. 

Al Secondo Posto, la sapiente scelta di regia autori, che immediatamente dopo lo svelamento della statua di Mike Bongiorno, piazzata in quello che sembra essere un vicolo malfamato della città, mentre la banda sta ancora suonando e la famiglia sta ancora accarezzando l'effige, decidono di staccare su Luciana Littizzetto che è stata appena molestata da Rocco Siffredi, il quale si scusa di essere "un po' rigido".


Ma al primo posto, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più incredibili della televisione italiana.


Signore e Signori,
Toto Cutugno, che negli anni si è trasformato in Diego Armando Maradona, canta "L'Italiano" accompagnato dal coro dell'Armata Russa, vestita come la Guardia di   Finanza, cosa che crea un curioso parallelismo con la storia tra l'amato calciatore argentino e il fisco. 

Purtroppo, il pessimo video in questione non fa vedere l'intervista immediatamente successiva, in cui Toto, candidamente, confessa di sentire la mancanza della cara vecchia Unione Sovietica.


E non è finita. Fuori gara, ma solo perché è un evento avvenuto purtroppo fuori dal teatro Ariston, una menzione speciale va allo spot di Coconuda di Anna Tatangelo, mandato a nastro ad ogni stacco pubblicitario, e che rappresenta... non lo so cosa rappresenta, ma è bellissimo lo stesso. 


Occhio perocchio. 



Dente perdente.


Ma scusate, non dicevo più su che questo è stato il miglior festival degli ultimi 150 Anni?

Vero. E Il merito è della musica, principalmente. Mai come quest'anno, le canzoni in gara sono state quasi tutte piacevoli, ascoltabili, cantate da gente che realmente vende dischi, senza cariatidi, senza cose letteralmente disgustose ma anzi, con alcune perle che io personalmente ricorderò per molto tempo.

Su tutte, A Bocca Chiusa di Daniele Silvestri è un brano splendido, toccante, polemico, serio, accompagnato da un'esibizione originale di Silvestri e Renato vicini, interprete della lingua dei segni. Ma ancora, le ballate di Gazzé e Cristicchi, il "vanonismo" di Malika Ayane, lo stile di Raphael Gualazzi (la sua versione di Luce di Elisa nella serata sanremostory è stupefacente), la classe (ma soprattutto le gambe) di Simona Molinari, la soprendente Annalisa Scarrone che, nonostante sia un'Amica di Maria de Filippi, si pone almeno un migliaio di spanne sopra i vari Valerio Scanu, Emma Marrone, Alessandra Amoroso e Marco Carta. 



E ovviamente gli Elio e le Storie Tese.

Io sono il primo a cantare a squarciagola Cara ti Amo nei momenti più impensabili (chiedere ai presenti al concerto dei Radiohead all'Arena di Milano nel 2008), e sono sempre il primo a considerarli dei geni per tutto quello che hanno fatto in questi anni. Ma ormai, da qualche tempo, si tende a definirli "geni" a prescindere, gli basta dire qualsiasi cagata, fare qualsiasi comparsata, e subito tutti a dire "eeeh, gli eelst".

Però, diciamocelo, la canzone mononota è una boiata. È arrangiata da Dio, un'orchestrazione stupefacente, ma sul serio, meritava il premio della critica? E no, dai. 

Cazzo, io lo so che il Festival sta sulle palle a un sacco di gente, lo so, che per partito preso si finisce sempre a dire che tanto è la solita merda, che tanto nessuno ci capisce un cazzo, che la realtà è diversa, che la musica che promuove fa schifo eccetera. Ed è vero, in parte. 

A Sanremo vincono sempre quei cantanti che portano la canzone sentimentalona, o gli idoli delle ragazzine, o gli idoli delle ragazzine che portano la canzone sentimentalona. Vincono sempre i cantanti amati dal popolo del televoto. Vero. E però.

E però allora io mi incazzo perché trovo francamente stupido, da parte di tutta la cerchia di intellettualoidi di cui faccio purtroppo parte anche io, decidere di opporre alla Corazzata Potemkin degli Amici di Maria de Filippi con l'X Factor l'unico gruppo che non ha nessun vero interesse nel promuovere la musica italiana, che è lì solo per divertirsi, per prendere per il culo, per dissacrare, per mostrare di essere superiori e potersi esibire con un complicato esercizio di stile. 

Non è giusto, perché quest'anno di musica valida ce n'era eccome. Non vi fa tristezza pensare che Silvestri ha avuto più successo con "La Paranza", qualche anno fa, che con la canzone di quest'anno? 

Perché abbiamo deciso che a Sanremo l'unico modo per sconfiggere i Modà e compagnia è quello di mandare tutto a puttane, ridere e scherzare, dissacrare, che tanto la musica italiana fa schifo e non c'è più nulla da salvare?

Perché abbiamo deciso che deve essere un gruppo di giullari ad ergersi a baluardo della buona musica italiana?

E siamo tutti lì, a cascarci come dei fessi, davanti ai travestimenti, a fare a gara a chi coglie per primo la citazione, il giro di chitarra, l'espressione sbeffeggiante davanti ad un doppio senso. A fare quelli che sanno, che capiscono, a dire "geni, geni". 

Ma geni un cazzo.

Ieri, davanti ai nomi dei tre finalisti, Modà, Mengoni e Elio e Le Storie Tese, ho avuto una triste visione di quello che, con fare snob, definiamo "paese reale".

Da un lato i Modà. Urla scomposte, testo strappalacrime, banalità come se piovessero, e alle spalle migliaia di giovani elettori pronti a televotarli fino alla morte, e un solido staff pronto ad acquistare quella decina di call center per assicurarsi la vittoria.

Dall'altro, Elio e le Storie Tese. Con la loro ironia, la loro voglia di andare controcorrente, di smuovere il sistema, attraverso la burla, la presa in giro, la dimostrazione di essere superiori a tutti, perché loro si, che sanno, e alle spalle migliaia di elettori non più tanto giovani, che annuiscono con convinzione, facendo finta di aver capito.

E in mezzo, Mengoni. Giovane di belle speranze, voce in grado di fare qualsiasi cosa, presenza scenica notevole, canzone che più sanremese non si può, ma che almeno è arrangiata in modo decente ed interpretata con stile e capacità. Alle spalle, migliaia di giovani e non più giovani elettori, che si dividono tra chi lo voterà fino alla morte, e chi spera che un giorno canterà delle canzoni migliori perché sarebbe in grado di farlo, e chi dice che tutto sommato non è poi così male.

Veder vincere i Modá confermerebbe che Sanremo è Sanremo, che alla fine vince sempre la solita merda, che alla fine il problema dell'Italia sono gli italiani e Berlusconi alla fine sarà di nuovo il leader del partito più votato d'Italia. 


Ma veder vincere Elio vorrebbe dire che a nessuno gliene frega più un cazzo, che tanto vale vincano loro che sono geniali e divertenti e dissacranti, che tanto chi se l'incula la musica italiana se siamo in grado di fare qualsiasi cosa con uno strumento per il puro gusto di farlo. Vorrebbe che alla fine possiamo mandare tutto a puttane perché non ce più nulla da salvare, vorrebbe dire che il papa fa bene a dimettersi e che alla fine, Grillo al governo ce lo meritiamo.



Ma alla fine ha vinto Mengoni. Ha vinto uno che tutto sommato non è poi tanto male, che ha le capacità ed è fedele in qualche modo alla musica italiana. 



Certo, non è Battisti né De André, ma pure Bersani non è mica Berlinguer.



lunedì 11 febbraio 2013

Non si può dire che la Chiesa Cattolica non sappia fare degli ottimi vol au vent.




Benedetto XVI si è dimesso.

Ha deciso, con un annuncio più o meno improvviso, di rinunciare.
Discutendone seriamente, davvero vuole farci credere che si dimette perché è vecchio e stanco? Certo, Giovanni Paolo II faceva tristezza negli ultimi anni del suo pontificato, ma non mi sembra che Ratzinger fosse in quelle condizioni. Allora potremmo trovare, sulla stessa linea, delle motivazioni legate a stress e pressioni varie. L'opinione pubblica lo massacra spesso e volentieri, ed è stato sommerso dagli scandali delle banche, e Vatileaks, e il complotto per ucciderlo, che forse era vero, forse no, chi lo sa. 
Ma allora, accettando queste ipotesi, ci troviamo di fronte a due possibilità. 
La prima ci obbliga a vedere l'ex Papa come un uomo che non ha saputo reggere alle pressioni, non ha avuto la forza di affrontare le difficoltà, un debole che ricorda quel fragile mentecatto del cardinale Melville interpretato da Michel Piccoli nel film Habemus Papam di Moretti. 


Un papa che non ha la forza per affrontare le difficoltà, che non trova, nella fede e nella speranza religiosa, le risorse per tirare avanti, è un pessimo papa. Pessimo. 

E quasi nessuno lo ha mai definito tale, soprattutto nessuno ha mai osato pensare che la sua fede non fosse incrollabile, perché, onestamente, che ne resta della Chiesa Cattolica se neanche il Papa ci crede più?

Allora vediamo la seconda possibilità. Il complotto era vero, nelle lettere c'era qualcosa di molto molto scomodo che sta per essere scoperto, ci sono in gioco l'intero futuro della Chiesa e la sua vita. 
Qualcuno lo ha costretto a dimettersi, per il bene maggiore, o perché, in questo modo, non sarebbe stato ucciso.


Bello, già vedo Dan Brown farsi un segone a quattro mani.


Però, seriamente, Ratzinger un Papa scomodo? Non mi sembra francamente un progressista, un rinnovatore, un rischio per lo status quo al punto da pianificare un omicidio. Quello di prima, forse, era scomodo. Ma lui no. Allora cosa, ha pestato un merdone colossale di cui ancora nessuno si è accorto? Anche questo, improbabile.

Cosa resta? Resta quello che ha detto lui, che va bene lo spirito ma anche il fisico conta. Si sa, stare in piedi un'oretta mentre si proclamano frasi in latino dal davanzale è molto faticoso. No, sul serio, è faticoso, fare il Papa. Però così il mio pensiero torna a Moretti, e al pessimo Papa di cui sopra.

E visto che non mi piace pensare ad un uomo di fede che non sa aggrappassi ad essa per proseguire con la sua opera, allora voglio credere all'ultima ipotesi.


Ieri notte, mentre si infilava sotto le pesanti coperte di velluto rosso, Ratzinger era turbato, preoccupato. Pensava al Vescovo Georg, che da più di due mesi non era più il suo segretario particolare.
Era difficile, passare le giornate senza di lui, senza i suoi occhi azzurri e quel sorriso rassicurante. 
Spesso, quando qualcosa gli pesava sul cuore, andava da lui, e si lasciavano andare in lunghe chiacchierate, parlando di Teologia, sociologia, filosofia. Era facile, passare le giornate con lui. Lo aiutava a ragionare, a capire. A trovare la forza.



Si era confidato con Georg poche ore prima, al telefono, prima di ritirarsi nelle sue stanze. L'argomento di discussione era sempre lo stesso. Era cominciato tutto quando uno dei consiglieri, porgendogli un iPad, gli disse che c'era un modo ancora più immediato, per parlare a milioni di persone, tutti i giorni, a tutte le ore.

Gli era piaciuta, l'idea. Aveva sempre sofferto, e molto, la sua mancanza di carisma, la sua incapacità di comunicazione, il suo fascino non pervenuto. Quando poi venne eletto Papa, i confronti con il polacco erano impietosi.
Magari Twitter lo avrebbe reso più simpatico. Più giovane. Moderno.


E invece.

Una valanga di merda.
Letame.
Ingiurie.
Bestemmie.
E soprattutto, sfottò.
Tanti sfottò.
#faiunadomandalpapa.


Perché, Georg, mi fanno questo?
Perché questa ironia?
Da quando la fede è diventata barzelletta?
Nessuno rispetta più la Chiesa? Il Papa? Dio?


Perché lui li capiva, gli atei. Li capiva, gli agnostici. È un uomo intelligente. Ciò che non capiva era perché alcuni, ma cosa alcuni, tanti, tantissimi, si prendevano la briga di ridicolizzare lui e tutto ciò in cui credeva.
Questo è ciò che lo rattristava più di tutto. 
Non l'avere perso i fedeli, non la mancanza di moralità, non gli aborti, le procreazioni assistite, gli omosessuali e l'odio razziale.
Ciò che lo sconvolgeva era la totale manca di rispetto. Rispetto per le idee, rispetto per gli altri. La tolleranza. E non si trattava di odio religioso, non era questo. Gli attacchi venivano da chiunque.

Ho perso la fede, gli aveva detto.
Ho perso la fede, Georg!
Santità, non dica così, aveva risposto lui.
Dio è grande, aveva aggiunto.
Si manifesterà a voi e vi aiuterà a rinnovare la fede.
Non è quello, sciocco. Non è quello, rispose il Papa.

La mia fede nel nostro Signore non svanirà mai.
Io, Georg, ho perso la fede nell'umanità.
Io accetto le sfide, il confronto, le discussioni.
Ma se il confronto sparisce, Georg, cosa ci resta?
Se non possiamo più suscitare negli uomini una riflessione, un pensiero, ma solo una squallida e sciatta ironia, cosa possiamo fare?
Cosa ne è della mia opera?
A cosa serve una guida, se nessuno vuole essere guidato?





"Colui che fece per viltade il gran rifiuto" - Dante Alighieri ne La Divina Commedia, Inferno, III Canto