Ero lì, nella stanza delle mie prime esperienze sessuali, a sfogliare un libro pieno di immagini colorate, sapete, tessuti vari, viola, rosa e blu.
Insomma ero lì, bello tranquillo, leggevo con disinteresse le didascalie alle immagini tutte uguali: "Uhm... tendine." "Re-uhm... rene" quando ad un certo punto accadde l'imprevisto: una voce dal di là, ad occhio e croce camera della nonna, mi riportò alla realtà. Vieni, disse, vieni. Facciamo un ritorno al passato. Memore delle gesta di Doc, passai dal bagno e mi diedi un'ingellata sul ciuffo, giusto per presentarmi con l'aspetto adatto.
Giunto a destinazione, osservai bene la stanza. Niente di nuovo, soliti armadi enormi, con comò annesso, vecchia tv su vecchio mobile, letto, non più rialzato ma ad altezza nano, la mitica poltrona a dondolo e... beh, mia madre, chi altri. Armeggiava con uno strano arnese, grigio, in metallo, emanava un odore di stantio che neanche la sindone. Insomma, mi adagiai sul letto e tentai di capire bene cos'era quell'arnese. Sembrava proprio un proiettore... e infatti era proprio un proiettore. Di quelli vecchi, da super8.
Cercai di alzarlo e a momenti ci restavo secco. Eh, li facevano robusti. Insomma, chiesi alla genitrice cosa ci faceva con tale affare. "Voglio vedere se trovo il filmino di quando il papa mi fece la comunione" fu la risposta. Ecco. L'ossessione continua. Cominciammo a cercare, tra varie pellicole, gite a capri, lago laceno, roccaraso e matrimoni. Infine lo trovammo. Montare la pellicola non fu difficile, Anna era piuttosto brava a maneggiare quell'affare, memore, come io di doc, delle volte in cui il buon Zisho (l'originale) le faceva vedere un filmino con topolino, paperino col becco lungo, stanlio e ollio, charlie chaplin e persino harpo marx. In effetti, la prima che montammo fu proprio il cartone animato appena citato. Sapete, per evitare di danneggiare il reperto storico. Quel video era uno spasso. Giocavano tutti a polo, e ad un certo punto il papero inghiotte la palla, e tutti cominciano a prenderlo a mazzate per vincere la partita. Veramente uno spasso.
Chiusa la parentesi cross-disneyana, passammo alla visione della reliquia. Trenta secondi scarsi di passeggiata, con benedizioni varie e abbracci ai bambini. Era davvero giovane, Karol, e mia madre portava una candela più grande della sua testa.
Esaltati dall'esperienza, ci tuffammo in varie altre pellicole, le gite e i matrimoni di cui sopra.
"Guarda mia nonna, e mio nonno, com'era bello... Uh! I passeggini che ci regalarono per la befana! Il mio era bianco con la copertina azzurra, quello di marina era blu con la copertina rosa...."
"Il cane! Il nostro primo cane, era troppo intelligente, apriva le porte con la bocca."
"Eh, tuo nonno, sempre con la sigaretta in bocca. Guarda, anche la nonna faceva finta di fumare. Si sentiva un'attrice."
"Eh si, papà era fissato con le cose elettroniche... Guarda, la lavatrice, il frigorifero, il forno, il frullatore, l'aspirapolvere..."
"Ah, questa è la gita a capri, sai perchè io e la zia eravamo lì? La vedi la biondina dietro? Ecco, piaceva a tuo zio e ci siamo messe lì perchè lui la voleva riprendere. Era proprio sfacciato, guarda guarda il primo piano!"
- Questo è il matrimonio dello zio?
- Si, com'eravamo giovani...
- AHAHAHAHAHAHAHAH Ma quel buffone è mio padre? Guarda là com'è spavaldo con gli occhialoni... Belli, che fine hanno fatto?
- Boh, li avrà buttati...
- HA BUTTATO DEI RAYBAN A GOCCIA DEL 74??????
- Si, li volevi tu?
- Lascia perdere.
- E questo cos'è... quella macchina rossa... ODDIO! FILIPPO! Quello è il mio primo ragazzo... stiamo andando in montagna, tutta la famiglia... Mamma mia, questo video meglio che lo faccio sparire sennò tuo padre chi lo sente...
- Eri innamorata?
- Mi piaceva molto, ma poi mi sono stufata.
E così proseguimmo, tra una gita e l'altra, tra smorfie di mio nonno e ammiccamenti alle giovincelle di mio zio, con fugaci apparizioni di fidanzati e amanti, persino un tizio che fotografava in continuazione la nonna. Svariati filmini, tutti montati con estrema cura sul proiettore da sessanta quintali, tutti destinati a rompersi più o meno a metà proiezione.
Ora che la ricerca della reliquia papale era terminata, avevamo bisogno di nuovi stimoli, e la mancata presenza del matrimonio grazie al quale io mi ritrovo qui in questo momento, era proprio ciò di cui avevamo bisogno. Immersi nelle pellicole, cercando di capire se davvero le diciture rappresentassero ciò che dovevano, scovammo infine una bobina senza nome, e con sommo giubilo verificammo che si trattava davvero del sopracitato sposalizio. Vedere i miei genitori e vari altri parenti giovani e belli suscitò in me un gran senso di benessere, trasformatosi ben presto in somma ilarità quando marina, sorridente e sgambettante all'uscita della chiesa, si ritrovò dopo pochi secondi con la testa nel selciato, dopo una rovinosa caduta dalla lunga scalinata. Charlie Chaplin, Harpo Marx, Buster Keaton. A colori, però.
Dopo la visione del matrimonio, decidemmo che era tempo di riporre le reliquie, familiari stavolta, e non solo papali. Ad un tratto però, fummo presi da sgomento. Una bobina, nella sua bella custodia di plastica azzurra, ci guardava con aria di sufficienza, strafottente, ma anche un pelo imbarazzata, probabilmente perchè ignara del motivo della sua presenza fra le altre. Recitava "18/10/78 - LUIGINO"
- Lugino? E chi è sto luigino?
- Boh, proviamo a vedere!
E lì, lì ci ritrovammo a dover affrontare numerose avversità. Innanzitutto, scoprimmo ben presto che l'aria di strafottenza della bobina era sofferenza, dolore. L'appendice che le permetteva di adagiarsi sul fermo del proiettore era rotta, e così non riusciva a muoversi all'unisono con esso, risultanto alquanto scoordinata. Inoltre, l'altra appendice che teneva ferma la pellicola era andata. Essa si srotolava in continuazione, proprio come fanno quei metri a molla quando vengono aperti. Per superare tale ostacolo, srotolammo l'intero nastro sul supporto da riavvolgimento del proiettore, e lo rimontammo su un'altro supporto non mutilato. Appena terminata tale opera (mai vista pellicola tanto lunga) ci ancingemmo a montarla sul proiettore, attraverso i vari pertugi e anfratti che le permettevano di muoversi con naturalezza. Ma ahimè, notammo che il nastro non era d'accordo con noi. Lo si poteva quasi sentire esclamare "NO NO!" mentre tentavo invano di fermarlo intorno ad una delle rotelle dentate. Mia madre, con aria di sufficienza eguale a quella dell'ormai famoso nastro, sostenne che sì, era bloccato, che tutto sarebbe andato bene. Avviammo il proiettore, e con ancor più sgomento di prima notammo che la pellicola era immobile, e mostrava un paesaggio anonimo mentre il proiettore cercava di fare il proprio lavoro.
Provammo, e riprovammo, e ritentammo. Tutto, ahimè, invano. Nulla si poteva, la pellicola non seguiva il proiettore. Cercammo di farla muovere manualmente, e ottenemmo solo una serie di paesaggi anonimi sfocati, e qualche automobile da corsa sfrecciare, si fa per dire, tra strette strade di montagna. Di luigino non c'era traccia. Mesti, decidemmo di riavvolgere il nastro e finalmente riporre il tutto. Fu allora che mi accorsi che detto nastro era ben più grande degli altri, e che la bobina non era rotta, no, non era sofferenza, ma davvero strafottenza e aria di SUPERIORITA'! Essa, datata 1978, era be più nuova delle datate compagne di scatola, e il nostro proiettore con amarezza ammise di non essere in grado di leggere tale prodigio della tecnica.
Fu così che riponemmo tutto l'armamentario, facendoci aiutare da un gruppo di giovanotti ben piazzati per spostare il proiettore. E fu così che terminò quel pomeriggio di poche ore fa, un pomeriggio indimenticabile, segnato per sempre dall'ombra di Luigino.
Susi: Zisho, basta riprendermi!
Dieci minuti dopo
Susi: Zisho, guarda, guarda che bel lampadario! E com'è buono questo vino! Mi stai riprendendo vero?
Primo Filmino (ovviamente muto), 1962