martedì 22 giugno 2010

Esame d'Immaturità

Se fossi un maturando probabilmente avrei scelto la traccia di argomento generale, quella che invita il candidato a riflettere "sugli scopi e sugli usi della musica nella società contemporanea". Avrei scelto quello perché si tratta del classico tema da studente sfaticato, impreparato, o con una preparazione abbozzata e superficiale. Fare un tema del genere è come ammettere all'intera commissione di non sapere un cazzo. Io poi l'avrei presa come una sfida. Non ti parlerei di Levi, cara professoressa di Italiano, non mi lancerei in un elogio del piacere citando D'Annunzio e snocciolando aforismi e competenze, non mi abbandonerei ad una sentita filippica sui giovani e la politica e di certo non farei un tema ispirandomi a Giacobbo. Io, stimati membri della commissione, scriverei un profondo e sensibilissimo messaggio d'amore, parlerei di quei pomeriggi piovosi, chiuso in camera ad immaginare un futuro ascoltando i Beatles, di quelle notti insonni quando solo l'ascolto dei Belle & Sebastian mi faceva dormire sereno, o di quelle altre quando, crogiolandomi nell'angoscia adolescenziale, ascoltavo ossessivamente e ripetutamente i Radiohead. Racconterei di quando, qualche anno prima, persi la verginità su una nave da crociera mentre nell'aria suonava questa canzone, e di come da allora ogni volta che la sento, nonostante faccia terribilmente cagare, non posso fare a meno di sorridere e sentire uno strano calore dentro. E probabilmente, voi cari membri della commissione, storcereste il naso perché non sta bene parlare di certe cose, perché è un tema immaturo, da ragazzino, e come al solito non capirete un cazzo.

I'm not here, this isn't happening...
Radiohead - How To Disappear Completely (KID A, 2000)

venerdì 18 giugno 2010

9 Maggio 1978

«Non mi ero mai divertito così tanto in vita mia». Si asciugò le lacrime dagli occhi mentre un paio di sussulti e i loro sorrisi lasciavano intuire che non erano amare. «Davvero una bellissima storia, Aldo, bellissima. Devi aver avuto una vita molto interessante.» «Non più interessante di tanta altra gente della mia età, mia cara. Dopotutto, quelli della mia…» le parole gli si bloccarono in gola, ancora dei sussulti agitarono il suo corpo, scatenati da violenti colpi di tosse. Adriana si alzò rapidamente, lo tirò su e gli porse un bicchiere d’acqua. Riuscì a fare qualche sorso, la tosse si placò. Sorrise, poi con la mano le fece un cenno, come a dire sto bene, grazie per farla tornare al suo posto. Sembrava molto più vecchio della sua età. Aveva solo sessantun anni. «Quelli della mia generazione, dicevo» disse risistemandosi sulla brandina, mentre Adriana tornava alla sua sedia, «sono di un’altra pasta, non avevamo mica la televisione, noi. La radio, se andava bene. Vivevamo per strada. Ora state tutti lì, rintanati negli appartamenti, senza uscire mai. Quando ero giovane io non ero mai in casa. Tu, per esempio, esci, vai da qualche parte, non devi stare qui tutto il tempo. Io so badare a me stesso.» «Lo sa benissimo che non posso lasciarla da solo. Non adesso. Lei ha bisogno di me.» «Io ho bisogno di te? Davvero, Adriana? Io ormai non ho più bisogno di nessuno. Tutte le persone che avrebbero potuto aiutarmi mi hanno voltato le spalle, mi hanno ignorato, mi hanno insultato. La cosa che fa più male, Adriana, è che non mi hanno creduto. Pur di salvare la faccia, pur di pensare ai loro interessi, mi hanno abbandonato. Dicono che non sono più in me, che non so quello che dico. Che non sono lucido. Nessuno ha espresso una parola di conforto, nessuno ha pensato davvero a me, ma solo a ciò che rappresento. Ciò che il mio essere qui, in questa stanza, indebolito e stanco, guardato a vista da te, rappresenta. E sono stanco, Adriana, stanco di vedere la dignità di un uomo distrutta da interessi personali, chiacchiere, violenze, ipocrisie. Io non voglio più essere un simbolo. Voglio essere un vecchio, un padre, un marito, un uomo. Solo questo. Lasciatemi in pace, tutti.» Una lacrima solcò il volto di Adriana. Le parole di Aldo erano lancinanti, terribili, ai suoi occhi. Si alzò dalla sedia, lentamente, e si diresse verso la porta rovinata dall’umidità. Uscendo, mentre spegneva la luce, disse «Spero solo che possa trovare il modo per perdonarmi. Per perdonarci tutti.» Aldo restò in silenzio, al buio, per molto tempo. Solo ascoltando molto attentamente si sarebbe potuta sentire una flebile preghiera interrotta da brevi singhiozzi. Anche lui chiedeva perdono. Ad un tratto, la porta si spalancò violentemente. Due uomini malvestiti entrarono nella stanza. Uno dei due disse «In nome del movimento rivoluzionario, noi Brigate Rosse, nemici del...» «Poche chiacchiere» - lo interruppe l’altro - «Portiamolo di sotto e mettiamo fine a questa storia.»