E così, eccomi. E’ successo. Dopotutto, dovevo aspettarmelo. Non era certo una buona idea. No, non lo era affatto. Moe aveva ragione. Ma ormai è troppo tardi. L’errore è stato commesso, e sono pronto a pagarne le conseguenze. Probabilmente le ho pagate senza neanche accorgermene. In fondo, chi può dire quali siano, queste conseguenze? Si possono avere idee, supposizioni, aspettative, ma siccome nessuno di quelli che hanno pagato ha avuto modo di parlarne, le idee e le supposizioni vanno a farsi benedire. Le aspettative non le considero nemmeno, la maggior parte delle volte deludono, e poi come si fa ad avere aspettative sulla morte?
Cosa possiamo aspettarci? Il paradiso? Beato chi crede di poterci andare, ammesso che esista. Se pure dovessi accettare la sua esistenza, non mi ci collocherei di certo. Non ne ho il diritto. Dovrei quindi attendere il viaggio con Caronte verso l’Inferno? Sarebbe più sensato, certo, ma perché dovrei avere come aspettativa l’atroce sofferenza etena? Non ne vale la pena, e bisognerebbe passare la vita intera pensando alla sofferenza. D’altronde, non l’ho fatto, e pensarci ora sarebbe incoerente e ridicolo.
Spesso ho immaginato altri luoghi dove le anime, dannate e non, andavano a raccogliersi. Senza mai crederci davvero. Non saprei dire il perché, ma l’idea di un infinito pieno di anime eternamente felici e libere di fare ciò che volessero mi dà tuttora l’impressione di fittizio, e forse persino noioso. Per non parlare dell’idea che le anime restino sulla terra e continuino a fare ciò che facevano in vita, nei limiti delle possibilità che offre l’incorporeità. Noia e monotonia, a cui si aggiungono frustrazione e sovraffollamento. Quindi, molto tempo prima della mia entrata nella categoria, ho deciso che i morti non vanno da nessuna parte, che dopo la morte non c’è niente. Solo vermi e putrefazione.
Mi ero proposto il nulla come aspettativa, e, come volevasi dimostrare, sono rimasto deluso. Quasi fosse un contrappasso, ho ottenuto un non nulla.
Percepisco l’assenza di qualsiasi cosa possa definirsi reale, mio corpo compreso. Ciò è nulla. Ma penso, e sento, o mi sembra di sentire, la mia voce echeggiare. Non so dove, non credo possa esserci un dove, qui. Né un qui, d’altra parte. Né un’altra parte, in fondo. E dopotutto, neanche un fondo. E neanche un tutto.
Cazzo, il non nulla è una vera merda.
Proprio una vera merda. Sono qui da chissà quanto tempo, ammesso che esista, un tempo, e mi sto annoiando a morte. Quella specie di paradiso cui accennavo prima era molto meglio. Almeno avevo un corpo. Mi piacerebbe avere un corpo, è bello averne uno. Se poi si tratta di un bel corpo, l’esperienza diventa anche gratificante. E io avevo un bel corpo. Chissà, magari in questo momento è già un mucchio di ossa puzzolenti in qualche bara sciccosa. Poverino, il mio corpo. Non mi meritava affatto. Gli ho tolto la vita troppo presto, senza alcun motivo. Cazzo, mi piacerebbe avere un corpo.
Che strano. Sembra sia stato accontentato. Non ho tatto, ma mi rendo conto che un minimo di corporeità ora c’è. Credo che le mie mani si stiano muovendo ora. Si, ne sono certo. Ho delle mani e le sto muovendo. Non so che movimento facciano, né se si stiano toccando, ma le muovo. Finalmente qualcosa di buono. Il movimento è una bella cosa. Una corsa, una corsa è l’apoteosi del movimento. Durante la corsa si muove ogni muscolo. Certo, le gambe, ma non muoviamo forse anche le braccia? E il collo, per guardare il culo di quella che corre nella direzione opposta? E il culo stesso. E i pettorali, che balzellano su e giù. E i muscoli facciali, impegnati in numerose smorfie di dolore, fino ai muscoli della schiena, quando, in preda ad un principio di infarto, ci pieghiamo ansimando appoggiandoci sulle ginocchia, tremando come giunchi al vento, perché esse non sono in grado di sostenerci.
Già, il movimento è una bella cosa. Però non mi basta, il nulla è ancora preponderante. Si, lo so, il nulla è ciò che desideravo, ma io intendevo il nulla assoluto, un nessun luogo nel quale questi pensieri non si sarebbero mai potuti formare. E invece ci sono, e a quanto pare hanno anche una certa influenza sul nulla, cosa che mi sorprende alquanto. Non è affatto male la sensazione di potere che mi dà la consapevolezza di essere riuscito a muovermi solo volendolo. Anche se probabilmente ho sempre avuto un corpo e l’ho sempre mosso, ma me ne sono reso conto solo adesso, o, ancora peggio, non c’è nessun corpo, nessun movimento. Al massimo il nulla mi concede il ricordo di essi.
Ricordo… A proposito, non potrò mai dimenticare quella volta, quanti anni fa? … Beh, non ha importanza, insomma mi ero appena laureato in… … ah, si, ingegneria, e insomma i miei amici mi costrinsero a correre nudo per la piazza… Che piazza? Che città? Boh, è passato così tanto tempo… Quanto? Cinque? Dieci? Venti anni? Non lo so, non lo so, non riesco a ricordare… Ricordo però l’imbarazzo, la vergogna, il pudore… cose pessime, non le rimpiango affatto. E ricordo il vento nei capelli, il pavimento bruciarmi sotto i piedi, il pene saltare ad ogni mio passo, sbattermi contro la pancia, e tornare giù. E ricordo la libertà, il divertimento. Movimento, tatto, libertà, divertimento, queste sono cose bellissime. Il tatto poi, è la cosa che mi manca di più. Le altre cose le posso rivivere, ricordandole, ma il tatto, quello no, posso dire che il pavimento mi bruciava i piedi, ma non posso sentire il bruciore, non posso sentire i detriti penetrarmi nella carne, non posso, il ricordo e il nulla me lo impediscono. Sarebbe bello sentire i miei polpastrelli toccarsi, sentire il piede strofinarmi la gamba. Sarebbe bello.
Voglio recuperare il tatto.
Va bene, ci ho provato. Speravo davvero funzionasse, il tatto è una bella cosa.
Però… si, mi sembra, mi sembra di sentire qualcosa… un formicolio… una sensazione strana, sembra… sembra seta, sì, seta. E’ così strano. Pian piano, comincio a percepire il mio corpo, mi sembra di fluttuare, galleggiare. Non so di cosa si tratti, sembra avere una massa, una constistenza, ma non ne sono molto sicuro. E il movimento, quello che prima mi sembrava così… forte, forse anche veloce, per quanto potessi rendermene conto, è in realtà impercettibile, lentissimo, eppure così… vivo. Sento i polpastrelli toccarsi, leggermente, superficialmente, ma li sento, e provo dolore. Il resto del corpo, galleggiamento a parte, lo percepisco a malapena. Probabilmente devo solo abituarmi a questa nuova situazione, in fondo non ho mai usato il tatto in morte mia.
Ecco, avevo un’aspettativa, e mi ha deluso. Non ci conterò mai più. Pensavo che il tatto fosse una gran cosa, invece mi ha limitato anche il movimento, in qualche modo. No, l’aspettativa non è una bella cosa.
E neanche questo!!! Ma che succede? Sembra un terremoto, ma è più dolce, forse attutito, ricorda l’ondeggiare di una gelatina appena poggiata sul piatto, è infinito, è angosciante, no, fa che non sia ciò che penso, non sono le porte dell’Inferno, no, no, non voglio….
Finito. Si è placato. Cerco di muovermi, di nuotare nel mare di nulla, ma non mi sembra di fare grandi progressi. E’ stato veramente orribile. Ho avuto paura, non è bello avere paura. Ma come si fa a non avere paura? Tremava tutto, io non vedevo niente, non sentivo niente. Io ho paura del buio. Ho paura di questo buio. Vorrei vedere qualcosa, voglio provarci. Ho riacquistato parte dei miei sensi soltanto pensando ad essi, forse li avevo già, si, è così per forza. Li avevo, non lo sapevo. Io vedo, ma non lo so. Lo sto scoprendo, e devo solo aspettare. Presto comincerò a vedere un’immagine confusa, e poi, poi vedrò in cosa mi trovo e soprattutto se c’è, un cosa. Si, devo solo aspettare. Anche quella volta, quando io sono… io dovevo… quando ho fatto…. Non ricordo, però dovevo aspettare, e non l’ho fatto, o forse ho aspettato troppo, l’ho dimenticato. E c’era quel mio amico che diceva di non farlo, o forse di farlo… aveva torto, o ragione… mi sembra di sentirlo:
- Non farlo, Pete!
Ma chi è Pete? Cosa non doveva fare? Non so, è così confuso, non ricordo… E poi c’è questo rimbombo, questo dannato rimbombo, mi pare di sentire uttto e niente, sento delle voci, ma saranno davvero voci? Non lo so, cosa sono poi le voci, e cosa diavolo è quella cosa in fondo? E’ sempre più forte, è una… come si dice… luce? Si, credo, luce… è calda, è… bella… E’ sempre più vicina, più grande, mi attrae, è bellissima, ma… fa male, male, freddo, male, non so, non lo so, mi abbaglia, non vedo niente, non sento niente, mi viene solo… solo… voglia di piangere.
(Questo è il racconto a cui mi riferivo. Non so perchè l'ho postato, ma l'ho riletto ascoltando la canzone che ora fa da sottofondo, e mi è sembrata un'atmosfera talmente bella da volerla condividere con altre persone. E se non funziona, chissenefrega.)