lunedì 12 giugno 2006

2 + 2 = ...

... 5. Così direbbero i Radiohead, ricordando il celebre dogma del capolavoro di Orwell che ahimè, ormai viene ricordato solo per aver ispirato il nome del più famoso reality show di sempre. In "1984" il Grande Fratello controllava il popolo costantemente, ora il popolo è controllato dai suoi figli ed affiliati, sempre in tv a creare tendenze.


Nel mio caso però, dueppiùddue non fa cinque. No, fa quattro. Come alle elementari. Come un ragioniere in erba. 2+2=4, è vero, è matematico. Ma è anche simbolo di una associazione mentale, di una scoperta, rappresenta una di quelle situazioni in cui, sbattendoci una mano sulla fronte, esclamiamo "ma certo!" felici della nostra intuizione. Spesso però non è così facile, specie quando ci ritroviamo in una situazione inedita, impauriti e intimoriti, con il cervello in ansia da prestazioni, sentendo ciò che gli altri ci dicono senza ascoltare nulla. Cioè il tipo di situazione in cui mi trovavo ormai 2 settimane fa. Ero a Roma, bella come sempre, pronta ad offrirmi le sue meraviglie architettoniche, ma non ero lì per vacanza. Ero lì per capire qualcosa, se questa ennesima voglia di cambiare, questa ennesima crisi, poteva essere soddisfatta/superata grazie ad un approccio più serio ad un "pallino", ad uno "sfizio" ad un desiderio mai troppo alimentato perchè non sta bene sognare ad occhi aperti. Ero a Roma per un Seminario. Chiaro, non medico. Non sia mai. Ero ad un seminario di recitazione. Una settimana, lavoro intensivo tutti i giorni, per conoscere il metodo Stanislavski-Strasberg grazie ad una delle maggiori "esperte" in materia, Francesca De Sapio, direttrice del Duse International. Insomma, un altro tentativo di fuga, un altro tentativo di fare qualcosa in cui forse credo davvero. E il primo giorno ero lì, carico di belle speranze, un po' sfacciato, pronto a ricevere elogi per il mio talento (e solo il sottotitolo di questo blog mi ha fatto volare un pelo più basso), ottenendo a fine giornata un gran numero di urla, un enorme mal di testa, un'infinita stanchezza e una nuova consapevolezza. Consapevolezza di non essere nessuno, di non valere un cazzo. Non so niente, sono totalmente ignorante in materia. Sono come un giocatore di basket da campetto parrocchiale che vuole andare in serie A: quando mi fischiano passi mi guardo incredulo, attacco l'arbitro e mi becco un tecnico. Mi lamento perchè l'avversario tira due liberi nonostante non siamo al bonus, e impazzisco quando non mi fanno fare la rimessa. Totalmente incompetente. Magari con talento, perchè no, ma con delle convinzioni sbagliate da cancellare al più presto. Ed è quello che ho fatto dal secondo giorno. Non sto qui a dilungarmi sugli altri giorni trascorsi al piccolo Teatro "Il Cantiere" in quel di Trastevere, perchè non trovo le parole giuste. Come ho detto a tutti, è stato intenso, bellissimo, difficile, traumatico, e mi ha spaventato. Perchè quello che è certo è che diventare un attore è un lavoro difficile, e intendo conoscere le tecniche per far vivere davvero un personaggio. Il metodo è sicuramente il modo migliore per farlo, ma il lavoro è lungo, lunghissimo, e bisogna affrontare ostacoli enormi, che si trovano dentro di me. Paura, Rabbia, Collera, Certezze Errate, tutto quello che si trova dentro di me è potenzialmente un ostacolo da affrontare. Per riuscire ad entrare in un personaggio bisogna prima entrare in se stessi, conoscersi, ed eliminare tutte quelle cose che ci fanno diventare diversi da come siamo realmente. Ed è per questo che sono spaventato. Io ho 21 anni, ho fatto delle esperienze, ho conosciuto cose, e ora rischio di scoprire che il mio migliore amico è in realtà l'ultimo degli sconosciuti. 21 anni vissuti da estraneo di me se stesso. Forse esagero, forse no. E' di certo una cosa difficile da accettare, ma rendersene conto è il primo passo.



Insomma, cosa mi attende? Un cambiamento, la parola più presente nelle pagine di questo blog. Un cambiamento grosso, vero, stavolta. Almeno nella forma, ma forse anche nell'essenza. Lascio Ferrara, ma vabbè, questo era nell'aria da tempo. Lascio Medicina, e il coretto che accompagna questa affermazione dovrebbe essere un misto di "oooooooooooh" e "era ora!". Lascio Bologna, con il cuore in mano, piangendo sangue. Vado a Roma. Vivrò a Roma. Mi iscriverò a Psicologia, e contemporaneamente studierò al Duse per diventare un attore. Cazzo, da uno che pochi mesi fa si era rassegnato all'idea di fare Medicina questa è una notizia bomba. Ora, in questi giorni che mi separano dalla mia nuova vita, finalmente vissuta sul serio, facendo ciò che avrei dovuto fare fin dal primo giorno da diplomato, mi gratto la panza. No, non è vero. Studio per l'ammissione all'università (3 test d'ammissione in 4 anni, gli americani mi fanno una pippa), studio alcuni testi teatrali, vado in palestra, e fingo di fare un esame a medicina. Beh, il cambiamento arriverà. per ora sono sempre il solito cazzone.


 


Ad ogni azione, una reazione. Ad ogni situazione, una conseguenza. Una causa, un effetto.



P.s.


Si, lo so, lo so, faccio un post dopo mesi e penso di cavarmela con nonchalance. Beh, si, lo penso. Non ho più internet a casa, in questo momento sono in un call center pakistano con 5 rumeni che urlano al telefono saluti ai loro genitori. Quindi non posterò poi tanto spesso. In questi mesi di assenza, non è successo niente. Cioè, più nello specifico, mi sono rotto una gamba e nei 2 mesi di fermo a letto ho deciso di rivoluzionare la mia vita. Causa, effetto.



Hai fatto dueppiùddue?


Francesca De Sapio, dal 29/05/06 al 04/06/06, molto, molto spesso.