mercoledì 30 novembre 2005

Assimilazione

Cosa potrebbe succedere ad un giovane omuncolo appassionato di cinema e videogiochi, con velleità recitative e un nutrito numero di racconti "cinematografici" alll'attivo, nel momento in cui si venisse a trovare tra le mani pacioccose e smangicchiate una copia di un VIDEOGIOCO basato sul mondo del CINEMA, con il quale è possibile creare i PROPRI FILM?

Semplice. Il giovane omuncolo diventerebbe una sorta di essere ameboide assimilato da un marchingegno dotato di mouse, tastiera e monitor.


Si, ho comprato The Movies. Se Peter Molyneux mi aveva parzialmente deluso con un secondo capitolo di Black & White spassoso ma fin troppo facile e poco "profondo", dopo aver provato questo ammazzo di codici gli ho costruito un altarino che venero con rispettoso rispetto.

Il gioco della mia vita. Un capolavoro assoluto. Una meraviglia indescrivibile che ha contagiato me e gran parte dei miei amici che condividono le mie stesse passioni, un "giochino" che ci ha trascinati in un tunnel senza fine tra registi, star, set e quant'altro.

Il giochino è divertente nella modalità manageriale, anche difficile da gestire. La vera droga è però il laboratorio sceneggiature originali, con laboratorio di postproduzione annesso. Lì possono prendere forma film, cortometraggi con una trama scelta da noi, in una sequenza di scene scelte da noi, con la luce, i costumi, l'ambientazione che desideriamo. Ha dei limiti, certo, ma sono limiti "relativi", perchè con un po' di fantasia è davvero possibile realizzare più o meno qualsiasi cosa.

Molti mi hanno detto "è una cazzata, ci devi fare solo cose per far ridere". Che è una cazzata è certo. E' pur sempre un gioco. Ma nessuno vieta ai giocatori di fare un prodotto serio, coerente, ben realizzato.

L'ho già detto che è il gioco della mia vita? Si, mi sembra di si.


Beh...


Io sono a ferrara ora. tutto come al solito, stasera megacena di facoltà. Nessuno ne ha voglia ma andremo lo stesso...

Non vedo l'ora di tornare a casa per finire di lavorare ad un film che mi ha fatto dannare questo weekend. Io ho trovato la droga definitiva, vediamo quanto rapidamente riuscirò a mandare a rotoli la mia vita. Ok esagero.



Esagero?







Ah, se a qualcuno interessa, questo è il mio primo film...

sabato 12 novembre 2005

Good Night, and Good Luck.


di George Clooney


Con George Clooney, David Strathairn, Patricia Clarkson, Robert Downey Jr.


Siamo negli anni '50. Sui Gloriosi Stati Uniti D'America incombe, spaventosa e terribile, la minaccia del Comunismo. Tutto è lecito per fermarlo. Tutti dovrebbero fermarlo, ma a quanto pare, la vera minaccia non è l'incubo Rosso, ma ciò che lo combatte. Il Senatore Joseph McCarthy, pur di cancellare ogni minima traccia di Comunismo dagli USA, è disposto a violare i Diritti delle persone che indaga, è disposto a violare le leggi, è disposto a tutto. Ma troverà contro di lui un uomo magnetico, pacato, malinconico, serio. Edward Murrow, conduttore della CBS, è pronto ad iniziare una crociata contro il Senatore, che segnerà l'inizio della fine del cosiddetto "Maccartismo".



Io con questo genere di film mi trovo sempre in difficoltà. Questa è storia, non è una cazzatina inventata da uno sceneggiatore ispirato seduto sulla tazza del proprio cesso nella sua gigantesca villa ad Hollywood. E' storia. McCharty è esistito, il maccartismo ha segnato gli anni '50 in America, l'ha logorata. Ed Murrow è stato solo uno dei tanti, che però ha sfruttato bene il proprio spazio, senza essere di parte perchè in effetti di parte non era, agendo d'astuzia contro la Nuova Inquisizione, cercando di batterla con le sue stesse parole.


Il bianco e nero, l'uso smodato delle immagini di repertorio lo fanno quasi sembrare un documentario, ma l'ottima regia di Clooney ci porta in ambienti più intimi, dietro le macchine da presa, dietro le scrivanie, ci porta a festeggiare con gli impiegati della CBS alla notizia dell'indagine sul Senatore.  Gli attori sono ottimi, e i piccoli accorgimenti nella trama, come il "segreto" di Robert Downey Jr. e compagna, elevano "Good Night, and Good Luck" a film d'autore appetibile a tutti. E mi permetto di citare Sua Signoria Alessio Guzzano, che dice: "Nel film che batte ogni record di sigarette accese, di fumoso non vi è neppure un alito."



Clooney è stato bravo non solo nella regia, ma anche nella scelta di fare questo film in un periodo come questo, dimostrando come, nonostante siano passati cinquant'anni, i problemi sono gli stessi e forse non cambieranno mai.


Ed Murrow: Buonanotte, e Buona fortuna.


Good Night, And Good Luck , 2005


lunedì 7 novembre 2005

Photography

La nottata di ieri, passata con Marta a fotografare gente alla Feltrinelli, in occasione di un Concorso per il 50° anniversario della Libreria, mi ha fatto ricordare di avere un sacco di foto "inevase" nella mia macchina, e quindi sono andato a dare un'occhiata. Cazzo, mi sono piaciute proprio tanto.


Per cui, mi godo i miei infimi capolavori, noncurante del fatto che la maggior parte di questi ritraggono opere d'arte probabilmente sotto copyright.



"Can You See Me?"


 


Ecco, questa secondo me è splendida nella sua inutilità. Per le altre, vi rimando al solito photoblog poco aggiornato e poco visitato. Insomma, qui.


 



Ah, per quanto riguarda il Concorso Feltrinelli, il termine era oggi e avendo dormito fino alle 18 non ho potuto cercare un posto aperto dove stamparle... Quindi, ecco l'unica foto decente che il mio occhio ha lacrimato.



 


A volte credo di conoscerti solo agli orli.


Venezia, Biennale, 2005

martedì 1 novembre 2005

Dylan Dog n. 230, L'Inquilino Misterioso


Soggetto e Sceneggiatura: Michele Masiero


Disegni: Giovanni Freghieri


Copertina: Angelo Stano


Spesso a noi tutti è capitato di avere un inquilino piuttosto strano nel nostro palazzo. Rhonda Mitchell non è da meno, e a quanto pare è stata molto sfortunata: L'inquilino misterioso è il Diavolo in persona! O almeno qualcuno molto vicino a Lui. Accade spesso, senza un motivo, che negli appartamenti del condominio si verifichino strani avvenimenti, che necessitano l'intervento di un esperto del settore. E chi meglio di Dylan Dog, che conosce bene i Poveri Diavoli?



 


E Masiero fu, ancora una volta. E' alla corte di Sclavi (vabbè..) da un anno ormai, e ha sfornato 5 storie. Come ho già detto nel commento all'albo precedente, a me non sta molto simpatico, e speravo che questo albo mi aiutasse a cambiare idea, soprattutto dopo "Il Cielo Può Attendere"  che ha mostrato tutti i limiti di questo autore.
La storia, a prima vista, sembra molto banale. L'inizio è dei più tipici, compresa la forzatura del "dammi del tu" messa lì soltanto perchè DEVE esserci. Stessa cosa per Groucho, assente tranne per alcune battute iniziali, dove lo si vede solo perchè DEVE esserci. Più avanti la storia comincia a farsi interessante, molto bella la descrizione dei condomini con la "dimostrazione" che davvero qualcosa di strano in quel palazzo c'è. Fino a quel punto, il giudizio è più che positivo, tranne per le cose descritte prima, e Masiero "recupera" sul piano dei comprimari inserendo una Trelkovski azzeccatissima.
La parte centrale, seppure troppo simile alla vicenda e alle atmosfere di Jack lo Squartatore (con stessa ammissione dell'autore tramite un dialogo) è gestita bene e, aiutata dai disegni di Freghieri, si mantiene su un buon livello. La parte finale è un buon tentativo di concludere il tutto, ma Masiero come al solito mette troppa carne al fuoco e quindi si ritrova costretto a saltare qualche passaggio, che però diventa essenziale per capire meglio la vicenda. Il lettore arriva alla conclusione un po' confuso, ma intrigato dal doppio colpo di scena, anzi, diciamo addirittura triplo, che ricorda molto i finali aperti che hanno fatto la storia di Dylan Dog.




Questo albo è forse il migliore di Masiero, alla pari con "Istinto Omicida". Le solite pecche ci sono sempre, come la mancanza di chiarezza nella parte finale e qualche incongruenza, che a volte, come nelle storie di Sclavi, possono sembrare perfette nella loro imperfezione. Putroppo però Masiero non sa gestire questo "non-detto" dedicandolo a punti della storia che avrebbero invece meritato più spazio di altri.


Questo numero 230 per fortuna recupera dopo la brusca caduta del numero precedente, mantenendosi però su uno standard medio basso che ormai da anni ha trasformato Dylan Dog da "fumetto d'autore popolare" in "fumetto popolare". E scusate se è poco.